La “tecnologia”: strumento per trovare un aiuto nelle nostre vite e arma per difenderne altre

Carissimi redattori e amati lettori

L’EDITORIALE – Per questa volta abbiamo deciso di affrontare una tematica molto interessante, in quanto apra involontariamente a degli scenari futuri che sembrano sempre più impellenti … almeno secondo i media di tutto il mondo. Sto alludendo all’intelligenza artificiale, e non ho potuto fare a meno di pensare al collegamento che abbiamo col tempo: dopo presente, passato e futuro, con il tempo, come piccolo e unico diamante di questi mesi trascorsi, siamo costantemente accompagnati dall’idea che la tecnologia, focalizzata ora sull’IA, possa cambiare le nostre vite per sempre.

Ora, qui con voi, lasciando andare i pensieri lancerò moniti di dubbio.

L’ intelligenza artificiale è una tecnologia, quindi ha in sé un concetto propositivo di evoluzione il quale è parallelo a quello dell’efficienza. Come civiltà ci siamo evoluti per volontà di cambiare le nostre vite seguendo i nostri desideri.

È proprio quest’ ultima parola che andrebbe toccata: desideri. Essi riflettono una prospettiva interiore che brama una nuova versione di noi stessi nel futuro. Noi vorremmo essere migliori, essere più belli, essere in salute, avere un equilibrio e, non in ultimo, di fondo, poter amare qualcuno senza cambiare la nostra identità.

Potremmo dunque parlare di come percepiamo la nostra figura nella società, e senza andare a toccare tutte quelle corde che caratterizzano lo status, i soldi, i rapporti umani che intercorrono nelle famiglie e nelle amicizie, dovremmo necessariamente confrontarci con una ovvietà: siamo consumatori. Acquistiamo, consumiamo, adoperiamo e ci serviamo di cose, oggetti, strumenti e applicazioni digitali per procedere come è stato previsto.

La mia domanda è: se questa cosa è stata prevista, da chi? Da quali persone? E ancora, perché? Bene, al di là del fatto che i nostri computer, come quello con cui sto scrivendo in questo momento, o i cellulari, siano strumenti perfetti per comunicare in maniera virale e istantanea, mi sono chiesto il perché, un gruppo di persone, che siano miliardari, imprenditori, scienziati e futurologi, dovrebbero concedere a tutti noi una super tecnologia come l’intelligenza artificiale?

La risposta è ovviamente stupida … perché è a loro utile, è conveniente ai loro scopi per poter costruire una nuova industria. Il problema è nel mercato globale che appiana le visioni, nelle quali sono stati equiparati i fini con i mezzi. Complice di questo sono i media che, come costola di potentati personaggi, non capiscono che sostengono cause immorali. La guerra è una di queste.

Com’è possibile chiamare una guerra ‘santa’? La sacralità della cosa implica la sua intoccabilità per non traviarne la natura prima … ciò dunque va esattamente all’opposto di ciò che si definisce guerra, ossia una tremenda operazione di annientamento della vita, grazie anche a tecnologie moderne. Tuttavia è anche merito di queste se possiamo informarci e ricalibrare le opinioni, e far sentire voci che mai si credevano esistenti.

Come vedete la questione è ampia, non molto dissimile dal danaro che nel mondo del marketing viene definito come il più grande amplificatore dell’identità umana: se una persona è egoista che sia ricca o meno, noteremmo di più quella ricca perché ha più possibilità di amplificare gli atti nella realtà reale, alterando la sua immagine e frequentando più contesti.
In egual maniera col discorso sulla tecnologia, potremmo dire che chi ha più soldi possiede la tecnologia più potente, moderna e virale.

Viviamo in un sistema in cui agiscono forze vive, visibile e occulte. C’è chi impone con influenza una visione, chi persegue tale protocollo perché o ignaro o costretto, e noi, che in un certo senso, guardiamo una realtà che ci è propinata. Ma attenzione, non tutto viene per nuocere.

In questi ultimi tempi ho compreso che un’imposizione tecnologica, che ci renderà inutili, dovrà sempre avere bisogno del nostro consenso e della nostra ignoranza. Si avvicineranno giorni di disobbedienza civile, e se saremo consapevoli delle nostre potenzialità, con uso parziale di tecnologie, non dimenticando la bellezza delle cose semplici, allora saremo liberi.

Se il fine è unire le persone, dovremmo comunque lasciare a tutti la possibilità di scegliere. Il web è uno strumento straordinario per poter parlare con chi è dall’altra parte del mondo. Che dire del campo medico, dove la tecnologia ha potuto restituire, con nuove protesi, arti a chi per incombenze ne aveva perduti, o ancora meglio, quando si è potuto ricostruire un organo interno. Come è ovvio e già sappiamo, qualsiasi cosa è strumento e arma, e anche se con una pistola potrei togliere una vita, che in quella situazione ne avrebbe uccise molte altre, è sempre meglio non trovarsi in tali situazioni.

In molti dicono che il mondo non funziona, o gira male, e che questi sono pensieri utopici, ma il punto è il perché dovrebbe continuare ad essere tale?

La tecnica come strumento di un’efficienza al nostro servizio dovrebbe ottimizzare l’unica cosa che non possiamo più riavere: il tempo che passa, gli affetti che ci accompagnano e, perché no, anche un sano materialismo che transiterà solo per una sobria comodità al fine di essere più sereni. La parte difficile verrà quando ognuno di noi, nel suo intimo, saprà che cosa è migliore per i suoi desideri più puri, e come poter utilizzare uno strumento come la tecnologia per attuare tale visione.

Molte volte la cosa più giusta non è tanto unirsi sotto un unico cappello, ma dissentire pacificamente per dimostrare, nella migliore delle ipotesi, che altre vie sono percorribili.

di Paolo Cavaleri

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