di Apostolos Apostolou
Che cosa è il futuro? E’ la parte di tempo che ancora non ha avuto luogo; Francesco Morace (sociologo e saggista) risponde che è la sola terapia per un mondo malato di paura e minacciato da visioni apocalittiche che impediscono l’azione concreta, la portata rigenerante del cambiamento e la positività di uno sguardo sereno sull’avvenire.Pensare il futuro significa rischiare, battere territori sconosciuti, sfidare angosce e ansie, puntare sulle proprie carte con coraggio e intraprendenza. Il logico Pietro de Rivo metteva in dubbio che i futuri contingenti avessero un valore di verità e ipotizzava la possibilità di proposizioni neutre, cioè né vere né false. Il futuro è quello che non è ancora successo, pertanto è caratterizzato dall’incertezza, da una generale dubbiosità che ci impedisce di avere sicurezze. Marcel Proust sosteneva che “A volte il futuro abita in noi senza che lo sappiamo, e le nostre parole che credono di mentire disegnano una realtà prossima.” Anche Michelangelo diceva che “L’attesa è il futuro che si presenta a mani vuote.”
Il poeta del vietnamita Nguyen Chí Trung nella sua opera con titolo “Elegie al Futuro Poeta” scrisse:
Tu che vieni nel secolo futuro
Dimentica il modo del saluto fedele
Il vecchio giardino è infinitamente vuoto
I fiori del tradimento dagli inizi ci tollerano
Tu che vieni nel secolo futuro
Non portare con te il dolore di mille anni
Io solo dormirò e vivrò con l’ombra
che è apparsa e ora è svanita
Tu che vieni, tu accetti la separazione che è sempre
Sostanziale nella vita, non continuare a cercare
“Cercare” è perdere gli oggi
Per lasciare che i giorni trascorrano, per scordarsi di vivere
Secondo Richard Powers Il futuro è già nella letteratura. I Viaggi di Gulliver opere di Jonathan Swift, di Herbert George Wells, fino ai classici dei nostri tempi come Ray Bradbury, Philip K. Dick e William Burrough descrivono il futuro e parlano direttamente alla nostra immaginazione, che scava nell’idea sempre in movimento del futuro possibile, e il futuro dell’arte appartiene a intelligenze artificiali creative e in grado di creare opere sempre più originali e interessanti. Secondo Mario Klingemann, autore di ‘Memories’ e pioniere dell’utilizzo delle tecnologie informatiche nell’arte, il futuro dell’arte sarà gli algoritmi. “Se sentissi qualcuno suonare il piano, ti chiederesti mai se è il piano o il vero artista? La stessa cosa avviene qui. Il fatto che ci sia dietro un complesso meccanismo non cambia le regole del gioco”. Alberto Peruzzo con l’articolo con titolo “Arte, scienza e tecnologia: una collaborazione tesa al futuro”, scrive: “L’arte nel tempo ha sempre assunto un ruolo fondamentale all’interno della società, quale espressione della contemporaneità, dove significati e funzioni attribuite ad essa nel corso della storia, da quelle celebrative a quelle innovative, sono sempre state espressione dei valori di una determinata comunità che viveva nel suo tempo…
La rivoluzione digitale ha trasformato i comportamenti e le relazioni sociali e di conseguenza anche il ruolo dell’artista; oggi l’opera spesso è frutto di diverse professionalità e competenze che operano per raggiungere un obiettivo comune … la “rivoluzione digitale dell’arte” ha portato a due trasformazioni essenziali: il modo di fare l’arte e il ruolo dell’artista. Tutti i giorni siamo chiamati a confrontarci con l’impiego delle nuove tecnologie in campo artistico ed è così che il confine tra arte, scienza e tecnologia diventa sempre più labile.” In altre parole il futuro è il migliore sonnifero dell’uomo.
Apostolos Apostolou. Scrittore e professore di filosofia