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L’EDITORIALE – Carissimi Redattori e Amati Lettori
Siamo arrivati alla primavera e mai come adesso muoiono le ombre e, con loro, il grigio delle nuvole che
lascia spazio ad altri colori. Giorni addietro vi ho lasciato così:
“… Sono le città che viviamo ogni giorno, dove in queste troverete usi, tempistiche e costumi che per un
paese mediterraneo come l’Italia è polivalente.
Quanti contesti, atmosfere ed esperienze vi hanno cambiato il punto di vista che avevate?
Viaggiando accresciamo il nostro bagaglio.
Ho visto molti di voi nella permanenza di altri luoghi assumere una congruenza spirituale col posto che
volevate conoscere … noi esseri umani, come tutto in questo universo, facciamo parte di un ambiente e
come tale assorbiamo l’essenza del tempo che inafferrabile scorre, e che lascia i segni di una cultura
madre genitrice dell’odierno secolo ”.
Proprio così, per il tema de l’Ambiente ho creduto saggio riflettere con i sensi per la storia dei posti nostri.
Nostri … per questa parola possessiva viene naturale guardare alla genealogia:
immaginate di essere nel vostro luogo preferito col contesto di cui fate parte, affettivo, amicale e magari
sentimentale, con gli incontri che accentuano la peculiarità dell’esistenza.
Ora, chiedetevi se a ritroso nel tempo, qualcuno della vostra famiglia, o amici cari in passato, abbia vissuto quel luogo come lo vivete voi.
Ecco, qui si apre uno scenario interessante, un qualcosa che interseca miliardi di dettagli che scorgono per sensibilità personale, o per tradizioni apprese.
Continuando con una ovvietà, la maggior parte di noi non ha neanche degli avi che provengono dalla città in cui siamo nati. Proprio come noi siamo il prodotto di più famiglie, un determinato ambiente è forgiato dalle culture che lo hanno attraversato ed è narrato dagli uomini per come sentono gli attimi dei loro giorni.
In questi anni, con normalità e ora abitudine, molti di noi portano un simbolo, nelle collane, sugli anelli,
nelle vesti o coi tatuaggi: l’Albero della Vita.
Esso, nelle rappresentazioni più stilizzate, talvolta viene raffigurato in modo da confondervi i rami con le
radici che affondano in madre terra. Nella cultura celtica, e nei valori delle altre che rassomigliano a questa, cielo e terra sono agli antipodi di ancestrali idee, dove in mezzo noi nasciamo viviamo e moriamo.
Non importa quello in cui crediamo, è un’altra cosa quella a cui voglio mirare: il collegamento … cielo e
terra non sono diversi, la chimica ha dimostrato come si compendiano nella loro stessa struttura.
Pensate ai poeti che mirando agli alberi, si immaginano di riposarvi sotto in eterno, oppure ai naviganti che di ambienti, ricchezze o meraviglie volevano averne ancora.
È l’ambiente che ci caratterizza, influenza o addirittura allontana dal posto in cui siamo.
Che dire dei bambini invece, ai quali non importa cosa li circonda perché è il giuoco coi coetanei che dà
gioia. I fanciulli immaginano per vivere, inventano e creano per prospettarsi in un futuro che non esiste,
almeno non ancora. I loro sogni non guardano all’ambiente ma al cuore.
Tutto circonda e causa le nostre predisposizioni culturali, modelli di vita e quindi di sostenibilità che non
mancano, almeno non quanto la volontà di adottarli.
L’uomo si pone tra flora e fauna con un disinteresse che dovrà estinguersi, se morire non vogliamo, e mi
consola sapere che ancora oggi ci sono persone che nella loro apparente solitudine, invece di immaginare la propria abitazione, sobillata dal sistema di fasulli desideri di consumo, guarda a un albero e attorno a
questo immagina di costruirci una casa.
Guardami.
Son quella da cui scappi e che sotto ai piedi sempre avrai,
sono la Terra di cui tutti parlano ma per scelta ognuno cambia.
Librati.
Son quello a cui miri e che più in alto arrivare vorrai,
sono il Cielo che tu solo prometti a te stesso.
Prendimi.
Son dove tutto scorre, e di cui tutto è fatto,
sono l’Acqua che vita dà agli uomini e di cui le donne hanno pieno il grembo.
Ascoltami.
Son quello per cui ardi, se di sentirmi crederai allora di amare ti accorgerai.
Fuoco sono per gli animi impervi e le menti audaci, brucio il vecchio e nutro il nuovo.
Quando una terra vivrai, con o senza il tempo da cui vieni,
e di quel cielo godrai le sue stelle, a dispetto delle tue tempeste interiori,
e sol di una donna ti abbevererai, scevro da superbe ed effimere passioni,
di amore e onore potrai vivere in questo mondo, privo ora di valori e sentimenti.
Cambiare potrai sempre, ma cambiato diverrai,
Tornare vorrai sempre, ma qualcosa lascerai,
Partire servirà a chi diverso volle un cambiato tragitto.
Nessuno si biasimi, perché tutti costruiscono
anche chi scelse di cambiare il suo ambiente.
Nessuno si giudichi, perché tutti abbiamo un tempo
di cui questa vita è solo un dolce prestito.
Che tutti abbiam cura di bestie, fiori e figli
perché la notte ha solo una luna.
Paolo Cavaleri