Di Apostolos Apostolou
L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni, dice Paulo Coelho. In altre parole la condivisione si dice empatia. La condivisione o l’ empatia hanno un comune senso. Questo fenomeno lo vediamo nel teatro greco antico.
La condivisione o l’ empatia hanno un comune senso. Questo fenomeno lo vediamo nel teatro greco antico. Leggiamo: «Non sono nata per condividere l’odio, ma per condividere l’amore. Ora tutto è perduto, poiché quando l’uomo perde la gioia io non ritengo sia vivo, ma piuttosto un morto animato.» (Antigone, Sofocle)
Nella vita esiste sempre una possibile empatia. E possibile empatia è lo specchio di ogni monade in ogni, in ogni altra, e possibilità di tale specchio connette la possibilità di una costituzione concordante di una natura spaziotemporale, di un indice predominante in ogni Io per costituzione di vissuti corrispondenti. Questa possibilità di una costituzione la vediamo in Sofocle (Antigone), quando Euridice dice:
EURIDICE:
O cittadini, le parole vostre
udite ho, mentre uscivo, e m’avviavo
a rivolger preghiera alla Dea Pallade.
Levo le sbarre, a me traggo le imposte,
ed ecco, il suono della mia sciagura
mi percuote le orecchie; e delle ancelle
cado atterrita fra le braccia, e corro.
Ma, qual che sia la voce, ripetetela.
Non sono ignara di sventure; e udrò.
Anche possiamo vedere il dialogo tra Ismene e Antigone.
Is.: Ma nei tuoi mali non mi vergogno di farmi compagna di viaggio del tuo dolore.
An.: Di chi è l´opera ne sono consapevoli Ade e i morti laggiù; io non amo una persona cara che ama a parole.
Is.: Tuttavia, sorella, non negarmi l´onore di morire con te e di aver onorato il morto.
An.: Non morire insieme a me e non fare tue le cose che non hai neppure toccato. Basterò io a morire.
Is.: E quale vita sarà cara a me privata di te?
An.: Chiedilo a Creonte; infatti ti curi di lui.
Is.: Perché mi tormenti con queste cose non guadagnandoci nulla?
An.: Soffrendo certo, se rido dei tuoi errori.
Is.: Ma in che cosa dunque ora potrei giovarti ancora?
An.: Salvati. Non ti impedisco di fuggire.
Is.: Ohimé infelice, dovrei rimanere esclusa dalla tua sorte?
An.: Tu hai scelto di vivere, io di morire.
Is.: Ma non per ragioni mie non espresse.
An.: Sembrava che io ragionassi bene ad alcuni, tu ad altri.
Is.: Eppure noi due abbiamo la stessa colpa.
An.: Fatti coraggio. Tu vivi, la mia anima invece è morta già da tempo, così da giovare ai morti.
Cr.: Io dico che queste due fanciulle l´una si è mostrata recentemente pazza, l´altra lo è già da quando è nata.
Is.: Infatti, signore, giammai la ragione che sia fiorita rimane a chi si trova in difficoltà, ma svanisce.
Anche leggiamo la testimonianza della condivisione di Medea cosi come la descrive Euripide.
Medea: Quante speranze avevo riposto in voi, un tempo; m’immaginavo, povera disgraziata, che mi avreste assistito nella mia vecchiaia, che da morta mi avreste seppellito pietosamente con le vostre mani; una sorte invidiabile agli occhi della gente. Ma è svanita l’illusione che accarezzavo.
Priva di voi, condurrò una vita triste e angosciata. Non rivedrete più, davanti agli occhi, vostra madre: voi passate a un altro tipo di esistenza.
Ma perché, perché mi guardate in questo modo? Perché questo sorriso, questo estremo sorriso?
Che dolore!
Cosa devo fare?
Mi perdo di coraggio, amiche, quando vedo il volto sereno dei miei figli.
No, non me la sento: all’inferno le decisioni di prima. Porterò via con me i bambini. Per straziare il padre con le sventure dei suoi figli, devo proprio raddoppiare la mia di sofferenza? No davvero.
Secondo la tragedia greca la condivisione è la solidarietà che innalza lo spirito dell’ uomo.
Apostolos Apostolou. Scrittore e professore di filosofia.