L’OPINIONE – Sanremo è una vetrina importante e concordo con chi dice “basta a tutto questo specificare: IO non guardo Sanremo” Perchè è vero, anche se non lo guardi, saranno le canzoni che ascolterai in radio e quelle che ballerai su tik tok da qualche anno a questa parte. E basta anche a chi dice uffa! Sui social non si parla d’altro.
Siamo reclusi, controllati e limitati: e menomale parliamo di musica! La musica, è il prisma dei nostri sentimenti, è la colonna sonora della nostra vita! C’è un mondo di giovani artisti disorientati, in un panorama discografico che cambia troppo rapidamente e si rimodella grazie alle nuove realtà che brillano di luce propria e grazie alla passione vincono anche la pandemia.
Una decina di anni fa la Siae era in commissariamento, l’IMAIE diventava Nuovo IMAIE e la musica “indi” era quella indipendente e non un genere musicale, una decina di anni fa il problema era tutelare i diritti d’autore nel digitale. Questo molto prima del covid. Finalmente il settore discografico si stava assestando e zac, fine dei concerti, degli assembramenti, dei live, dei contest e cosi via. Ma Sanremo, con l’Ariston triste. Con i palloncini!!!! Sulle poltrone vuote c’è stato comunque e grazie a ciò, e non solo con i soliti talentfenomeno e le vecchie guardie, ma con la nuova generazione o vecchia, che però hanno finalmente avuto la loro opportunità. Un esempio? Diodato. E si! La Rai, i soldi e bla bla bla. Niente Casa Sanremo a porte aperte, niente iniziative collaterali, niente occasione di interscambio artistico e culturale. Niente media. No, non credo sia stato lo stesso Sanremo, neanche da un punto di vista economico, quello dello scorso anno, tuttavia, non ho mai visto un bilancio…è solo una sensazione soggettiva; ci tengo a precisarlo.
Ma vuoi la storia della musica leggera italiana, vuoi che ci voleva un vero cultore, oltre che un attento direttore artistico ed un sensibile conduttore, ad ogni modo Sanremo nelle ultime edizioni ha stravolto un antico format. E anche se non ammetterete mai di non conoscere almeno il 30% degli artisti che erano in gara, nessuno ha detto “ma chi è lui?” Ha fatto accettare gli artisti che si sono meritati la presenza in qualche modo, affermandosi in canali che fino a pochi anni fa erano impensabili.
La verità è che non avevo la minima intenzione di esprimermi su questo festival, niente da dire. Tutto bellissimo, fighissimo e giustissimo, come il podio e gli altri premi, tre generazioni di artisti, tante rappresentanze dello spettacolo e dello sport e tante riflessioni. Tutte corrette, brevi e coincise. il resto è soggettivo. Niente da dire, anche perchè i Maneskin, che piacciano o no, sono il primo gruppo italiano della storia in tutte le classifiche mondiali, degni di aprire il concerto ai Rolling Stones, credo, mi auguro che dovrebbero aver convinto anche quelli che: “io sono per la musica vera: rock, blues, jazz, prog..”.e per farti capire ti elencano mille titoli da jam session mentre ti domandi se si sono accorti che abbiamo superato il 2000 da un pò e che questi ragazzi nel 2000 ci sono nati!
Se proprio un difetto lo vogliamo trovare, beh, sono stati i vestiti di Orietta Berti, ogni sera un ortaggio diverso dal pomodoro alla melanzana. L’amiamo Orietta, ma specialmente con Rovazzi e sulla nave Costa, l’abbiamo vista fedele ad un suo testo… finchè la barca va, lasciala andare. Tuttavia, ha contribuito a quel bisogno di italianità cn leggerezza che ci serviva.
Non volevo scrivere di Sanremo, perchè non ho neanche provato ad andare e mi sembrava corretto astenermi. Però ho letto cose sui social…ed ho pensato:-” sono il direttore, mi sarà concessa e perdonata un’opinione ogni tanto”.
Se ne dice tante cose sui social e alla fine non è Sanremo se non si esclama almeno una volta: “in che stato” di qualcuno o se il gossip non divampa. Tra chi guarda e chi non guarda e chi impone gusti soggettivi per natura, però è obbiettività, il talento non si discute. Anch’io non amo la voce di Mamhood ma i brani scritti da lui si riconoscono e questa è personalità, anche quelli cantati da altri; e comunque il pezzo che ha vinto: spacca! Bravo Blanco.
Ma No, quello che mi ha colpito fino a farmi scrivere, sono solo in parte i giudizi di cattivo gusto mossi nei confronti di Gianluca Grignani sui social. Non sono mai stata una super fan ma da oggi lo sarò. Conosco l’album che l’ha reso famoso e come è per molti, ho ricordi meravigliosi legati ai suoi brani. Vivo tra gli artisti, tra le trame della loro sensibilità, di un bisogno mai appagato di incoraggiamento, neanche da uno strafottente come Achille Lauro (che adoro), figuriamoci come può sentirsi un’artista che è stato complice di una generazione di amanti e di storie. Noi non possiamo sapere la sua intima storia e non dovrebbe interessarci, se uno ha sbagliato una volta si timbra. La cosa che mi ha forse più indignata di più però, è stato il lungo commentare di trascorsi e vicende personali, stralci d’interviste ma molto personali e che esulano dall’artista…spesso nel tentativo di giustificare. Un’artista ha bisogno del suo dolore, delle sue dipendenze, se sane o malsane problema suo, non sta a noi giudicare la persona, ma l’arte e il coraggio, o non coraggio. Forse non è stata la miglior performance, però noi che ne sappiamo delle cause, dei motivi, della verità? Io mi sono chiesta se avesse avuto bisogno del sostegno del suo antico pubblico, per salire sull’Ariston non in gara. Ahhh ma è recidivo! Ok . Però. Se cosi fosse stato, avrebbe trovato un pubblico di ingrati. Lo ascolterò, lo seguirò, lo conoscerò meglio….attraverso le sue canzoni. Perchè se parliamo di musica questo conta.
Se dobbiamo proprio “gossippare?” torniamo a parlare di vestiti e tatuaggi, diciamo mi è piaciuto e/o non mi è piaciuto e lasciamo perdere tutto il resto.
Tiziana Etna