“140×140” Chiamata alla cittadinanza

Elisa Heusch intervista Giulia Bernini, in arte Oblo e poi con i suoi scatti va in giro per Livorno a cogliere l’arte ed il cuore pulsante che non dimentica: #ioSono141

di Elisa Heusch

L’INTERVISTA – Pochi giorni fa, esattamente il 9 aprile, ha visto la luce un progetto artistico collettivo di grande importanza e di notevole pregio, realizzato dal collettivo di artiste della galleria d’arte “Uovo alla Pop”, per il progetto Documenta dell’associazione culturale Effetto Collaterale (avviato nel 2019 per ricordare e omaggiare le vittime del Moby Prince), in occasione del trentesimo anniversario della strage, avvenuta il 10 aprile del 1991: l’affissione su alcuni cartelloni pubblicitari di 140 manifesti, sparsi in vari luoghi della città di Livorno, uno per ognuna delle persone che tragicamente persero la vita nella tragedia del Moby Prince.

Ciascun manifesto mostra – attraverso differenti tecniche utilizzate – il nome della vittima e la relativa età.

LIVORNO – ARTE PUBBLICA IN RICORDO DELLE VITTIME DEL MOBY PRINCE

Essendo rimasta molto colpita da questa iniziativa, ho contattato Libera Capezzone – in arte Libertà – per rivolgerle un’intervista a riguardo, essendo stata lei a realizzare il video per lanciare a tutti i livornesi la call collettiva attraverso cui si sarebbe realizzato questo progetto.

Nonostante la sua immediata disponibilità, ha avuto un imprevisto familiare che non le ha permesso di incontrarmi, ma ho avuto ugualmente modo di rivolgere con immenso piacere la mia intervista a una delle altre artiste della galleria, ovvero Giulia Bernini, in arte Oblo, che proprio nella bella sede di Uovo alla Pop, sugli Scali delle Cantine, ha risposto alle mie domande e mi ha raccontato con precisione e trasporto l’iter e tutte le sfaccettature di questa grandiosa iniziativa.

Giulia raccontaci com’è nata l’idea di questo titolo “140×140”:

Essendo un formato da stampare, sotto forma di manifesto che sarebbe stato quadrato, non solo si riferisce alla grandezza in centimetri ma abbiamo voluto ricollegarci al numero totale delle vittime della strage, tenendo conto che appunto sarebbe stato un progetto di affissione pubblica.

Inoltre ‘Chiamata alla cittadinanza’ si lega al fatto che noi, anche se da galleria curiamo progetti artistici, quello su cui ci stiamo indirizzando è anche tanto l’arte pubblica e sociale; quindi, essendo questo evento tragico appartenente a tutti noi, la volontà definita da subito insieme a Documenta (di Effetto Collaterale) era che non fosse una call per soli artisti ma una call per tutta la cittadinanza, dove non intervenisse soltanto l’artista – che sicuramente ha un’abitudine e una sensibilità a poter interpretare un fatto anche drammatico – ma proprio chiunque: persone comuni, che magari avessero una più spiccata sensibilità sull’argomento, più attivisti al di là dell’arte, ma anche persone direttamente coinvolte in prima persona. Hanno infatti partecipato anche dei parenti delle vittime, o delle persone che hanno chiesto se potevano dedicarsi ad un nome in particolare, in quanto in quanto magari si trattava di un’amica, o del padre di un amico e così via, perciò legami diretti nella vicenda con ancor più partecipazione emotiva.”

Come è nata l’idea di realizzare un progetto di tale portata, che coinvolge l’intera città?

Già da un po’ di tempo ci stavamo interfacciando con il progetto Documenta e stavamo parlando di come poter agire per fare un laboratorio aperto alla cittadinanza, ma inizialmente ci eravamo immaginati un vero laboratorio attivo, ad esempio in Piazza della Repubblica: l’idea era che ci fossero degli stencil con il nome, quindi un laboratorio di Street Art abbinato al progetto con la realizzazione finale di un numero.

Sapevamo già fin dall’inizio che volevamo che ci fossero tutti i nomi propri e l’età delle vittime.

Con il problema delle chiusure e restrizioni di questo periodo non sarebbe però stato possibile realizzare ciò, avevamo fatto un ‘brain storming’ su come potesse essere condotto il laboratorio online, e alla fine l’idea si è trasformata in questa finale: non c’è stato un vero e proprio laboratorio ma piuttosto delle indicazioni ai partecipanti, nel senso che quando una persona decideva di partecipare scriveva a Documenta, che a quel punto inviava il nome di cui prendersi cura ed in più delle specifiche tecniche quali il formato quadrato, l’utilizzo di massimo 3 colori, e il tipo di carattere da utilizzare; in questo modo anche se lo avessero scritto ritagliato e poi attaccato, ci sarebbe stata comunque una linea di fondo comune a tutti i manifesti.

Avevamo fatto una riunione online in cui è venuta fuori questa idea pratica, che abbiamo poi comunicato attraverso il video di Libera, che ha fatto la chiamata alla cittadinanza, Documenta ha ricevuto le email per seguire la lista ed affidare i nomi; hanno mandato poi gli elaborati grafici, che potevano essere sia scansioni, che fotografie, che file, che io ho impaginato aggiungendo in fondo la banda del 30’ anniversario, uniformandoli tutti in questa maniera.”

Quanto tempo è servito quindi a sviluppare il tutto?

In realtà il confronto con Documenta era iniziato già da diversi mesi, con degli appuntamenti anche per capire quali potessero essere le location, la modalità di realizzazione e quant’altro; poi il tutto è stato realizzato piuttosto velocemente perché è stata lanciata la call a inizio marzo e in due settimane gli elaborati dovevano essere consegnati e poi impaginati.

Quindi diciamo che in un mese è stato fatto tutto; un mese in cui per noi è stato emozionante anche veder arrivare i manifesti, io ero sempre lì agganciata alla mail per controllare ciò che arrivava!

Parlami appunto del tuo ruolo e del tuo personale coinvolgimento in questa iniziativa:

Il mio ruolo è stato proprio quello di ricevere e sistemare tutti i file per poi prepararli per la stampa, intervenendo da grafica dove c’era bisogno per dare uniformità, ma è stato di per sé emozionante lo scaricare i file ricevuti, sia per il brivido da curatrice e gallerista di veder arrivare un’opera, ma in più ogni volta era un pugno al cuore perché io mi interfacciavo comunque con un nome, con una vittima, e quindi è stato anche per me molto forte con un alto coinvolgimento emotivo.

Non ci dimentichiamo che da allora è cambiata la vita a ciascuno dei parenti delle vittime di questa assurda e terribile tragedia, ma soprattutto in questo caso con la percezione dell’ingiustizia subita e dell’omertà.

Alcuni parenti ci hanno addirittura scritto chiedendoci di inviare loro l’elaborato grafico che li riguarda, noi glieli stiamo inviando, e più tardi proprio stamattina abbiamo anche un nuovo incontro con i ragazzi di Documenta, che sono stati molto felici del coinvolgimento, per capire come potrebbe essere il seguito di tutto questo, dato che questa fruizione dei manifesti è effimera e temporanea (alcuni manifesti sono già volati a causa della pioggia e vento dei giorni scorsi, anche se per fortuna pochissimi).

Ovvio che tanti parenti non sono potuti venire personalmente il giorno dell’affissione, essendo distanti e viste le attuali restrizioni, come ad esempio quelli Sardi, e proprio per questo abbiamo voluto dare più visibilità non solo con i manifesti stessi ma attraverso l’evento testimoniato e ripreso in video, che potesse dare ancora maggior coinvolgimento anche a distanza oltre che in presenza.”

Dato che come abbiamo detto nel titolo si richiama l’attenzione della cittadinanza, quale vi sembra sia stata la risposta dei cittadini livornesi?

Il legame dei livornesi con la strage del Moby Prince è forte e indissolubile, e sempre c’è il coinvolgimento dal punto di vista del ricordo di quel giorno, legato e se stessi, ma anche legato alle varie celebrazioni e ai vari gesti che vengono messi in atto, come le rose lanciate in mare ogni anniversario; quindi secondo me il livornese ha un legame veramente viscerale e diretto con questa tematica, però adesso lo è stato ancora di più’ perché i nome presentati così, con 140 persone che si sono prese cura di altrettante 140 nomi, equivale un po’ a vederli in tutta la loro differenza, come se si percepisse l’individualità di ciascuno; questo gesto è un’azione intima e allo stesso tempo corale, e ciò fa venire ancora più fuori come questi 140 nomi sono 140 vite spezzate. Il livornese ha partecipato subito sia come artista, come cittadino che si è preso cura di un nome (hanno partecipato anche istituti d’arte come quello di Brera, quello di Piombino, o qualcuno da altre città ma la maggior parte sono stati appunto livornesi), o anche come associazione, vedi l’esempio della Casa famiglia Oami – con i partecipanti ad un nostro laboratorio che hanno realizzato con me il manifesto – oppure l’Anffas, con un coinvolgimento quindi anche di realtà più fragili, oltre che di studenti.

Ho fatto fare i manifesti anche ai miei figli di 5 e 11 anni, perché è stato un modo per parlarne anche con loro, in quanto penso che veramente tutto questo ci appartenga.”

[Le ho fatto i miei sinceri complimenti per la dedizione e anche per questa sua personale scelta!]

Avete altri progetti in cantiere per il prossimo periodo, dei quali vuoi accennarmi qualcosa?

Nonostante questo anno così assurdo, con ancora poche certezze sulle concrete possibilità di realizzazione pratica, stiamo lavorando ad una nuova mostra, che vogliamo lanciare a giugno; abbiamo partecipato a diversi bandi di cui stiamo aspettando l’esito e la volontà è quella di continuare in questa direzione, parallelamente al lavoro della galleria, verso l’arte pubblica e l’arte sociale che ci sta coinvolgendo di più.

Svolgeremo laboratori attivi, che coinvolgano non solo artisti ma persone comune, a livello di tutti.

Stiamo seguendo anche la realizzazione di un nuovo grande murales, con la partecipazione di un artista internazionale, un lavoro che a breve riveleremo, e che vorremo portare a termine per la fine di agosto.

Questo è un modo per caratterizzarci come città artistica in Toscana, e ci stiamo rendendo conto che il pubblico in effetti sta crescendo, creando un flusso di toscani verso la nostra città e le nostre iniziative culturali, magari anche da Firenze o da Lucca etc, e non solo viceversa come era prima!

In cantiere abbiamo anche nuovi tour legati all’arte, come quello della Street Art o come quello che abbiamo fatto su Modigliani… vi terremo aggiornati”.

A Giulia Oblo e a tutto lo staff di Uovo alla Pop sono andati i miei ringraziamenti e complimenti per questa egregia iniziativa e per quello che ne deriva, ed è un onore per me contribuire a darne voce e visibilità.

Sicuramente questa artista, così come l’ambiente di cui fa parte, mi ha trasmesso – come ogni volta che ho avuto a che fare con loro mostre o progetti – un grandissimo entusiasmo e il credere in valori di bellezza ed umanità che possano coinvolgere non solo gli artisti stessi o gli appassionati del settore, ma una città intera, anzi andando anche oltre i suoi confini.

Sono molto grata per la mezz’ora di tempo che mi ha dedicato, e non vedo l’ora di poter assistere ad altre delle loro iniziative o magari partecipare in futuro ad una delle loro call pubbliche.

Subito dopo mi sono fatta un giro per vedere con i miei occhi alcuni dei manifesti, non essendo riuscita ad essere presente all’affissione, e per fotografarli anche all’interno dell’ambiente urbano circostante.

La data prevista per la conclusione dell’iniziativa è il 18 aprile, ma dato che molti cartelloni non verranno immediatamente riutilizzati, fortunatamente sarà possibile ammirarli per più tempo.

Avendo poi ricevuto un’altra breve testimonianza, di una delle partecipanti all’iniziativa (Monica Gazzarro, che ringrazio), ci tengo a riportare di seguito anche le sue parole:

“Per onestà intellettuale dobbiamo condividere con voi che è stato un lavoro a più mani: giovani, meno giovani e giovanissimi insieme. Per questi ultimi è stata l’occasione per raccontare loro una ‘storia’ umana della propria città e stimolarne la curiosità ad approfondire poi nel tempo…

Un lavoro manuale che ha reso partecipi tutti, arrivando davvero al profondo del cuore…”

Vi consiglio di seguire la pagina Facebook di Uovo alla Pop Galleria (https://www.facebook.com/uovoallapop) ed il loro canale Youtube, sul quale potete trovare il video racconto della giornata di affissione di cui abbiamo parlato:

Potete trovare notizie attinenti all’iniziativa anche sulla pagina Facebook di ‘Documenta’: https://www.facebook.com/documenta.livorno

Ma l’appello primario e corale è: cercate i manifesti sparsi per la città, guardateli e RICORDATE.

GIULIA BERNINI, IN ARTE OBLO:

è una grafica, illustratrice e designer di Livorno che si è formata a Siviglia.

Fondatrice: OBLO // STUDIO SPARK // UOVO ALLA POP //

OBLO® creature: Nel 2005 inventa il brand Oblo Creature una serie pressoché illimitata di animali e volti umani con il filtro di uno stile deformante e visionario, con i quali realizza spille in plexiglass, t-shirt, oggetti di arredo, tessuti, quadri, carte da parati, lampade, tutti disegnati da lei.

STUDIO SPARK: interior designer, progetta locali e ambienti in collaborazione con Architett*. disegnando dettagli, tessuti, insegne e grafiche coordinate Ha all’attivo la realizzazione tantissimi loghi, locandine, claim, immagini coordinate, insegne, illustrazioni, libri, per svariate aziende e tipologie di clienti.

UOVO ALLA POP: Dal 2017, è fondatrice, artista residente e gallerista di Uovo alla Pop, progetto artistico, tutto al femminile ad alto contenuto proteico, a Livorno.
Realizza muri e installazioni con artwork a firma OBLO
Disegna gadget esclusivi della galleria (grafiche + oggettistica)

Realizza tutto il materiale grafico e comunicativo.
Conduce laboratori Munari e sulla creatività negli istituti superiori progetta e conduce laboratori di Street Art presso Scuole e la Fondazione Trossi Uberti a Livorno.
Progetta e conduce soprattutto laboratori sociali con realtà fragili, finalizzate alla realizzazione di opere d’arte corali (Coop San Benedetto, Casa famiglia Oami, Centro il Prato)
Ideatrice di progetti e festival legati alla Street art, finanziati anche da bandi pubblici, regionali e ministeriali.

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