LA FORTUNA: eterna presenza spesso assente ma mai invisibile a nessuno

Carissimi redattori e amati lettori

Dopo aver trattato la realtà con i suoi cambiamenti nel tempo in cui viviamo, tempo che è tiranno o signore che guarisce ogni ferita, ho creduto di poter annunciare un concetto simpatico, piacevole all’orecchio e molto spesso voluto e cercato ma creduto poco reale: la fortuna.

Subito, viene alla mente un episodio fortuito, non calcolato che inaspettato arricchisce, sorprende e allieta momenti, giorni, e grandi periodi, nella nostra vita.

Mi perdonerete se alludo molto spesso alla questione delle iconografie, nei miti della storia che toccano gli immaginari, soprattutto di noi mediterranei e discendenti dei greco-romani, per approfondire le nostre idee.

Partiamo da qua, noi come popolo, noi occidentali, europei, quindi non medio-orientali, non africani, non sud americani non provenienti dal sud est asiatico. Mi collego volutamente a queste etnie perché dai nostri media, riguardo a quei popoli residenti, in alcune zone di quelle terre, sembra che vi siano costantemente delle oggettive difficoltà di sopravvivenza. Non posso entrare nel merito perché non conosco quelle realtà, ma posso dire di aver parlato con persone che negli anni, da lì, hanno optato per altre vite, scegliendo quel continente che dalla guerra, molto spesso, ha delineato le sue attuali forme di politica contemporanea: l’Europa, il nostro continente.

Lasciando spazio alla meravigliosa possibilità di poter vivere come, dove, e con chi si vuole, ho creduto che, al di là dei problemi quotidiani che anche noi europei nord-occidentali abbiamo, sia comunque una fortuna, poco capita da noi, quella di poter avere una casa, magari una famiglia, poterci nutrire e abbeverarsi eliminando necessità imperative e aggiungo, che è sempre una fortuna, cercare di poter scegliere, nei frangenti delle mille difficoltà che vi sono, una via più sana secondo le nostre inclinazioni.

Chi legge molto, e legge anche da diverse fonti di informazione, sa benissimo che qui vi sono altri problemi: malattie per obesità, globalizzazione di quelli che erano gli asset economici nazionali, burocrazia che impedisce a lavori socialmente utili, come istruzione, sanità pubblica, e trasporti, di procedere come dovrebbero, per non parlare della corruzione di rappresentanti di governo che portano alla perenne precarietà dei sogni comuni di tutti noi. Sembra dunque, che a differenza di chi soffre fame, sete o freddo, noi abbiamo la sfortuna di avere una società intorpidita, lenta, inefficiente e senza una direzione di giustizia e meritocrazia. Diciamo che più che sfortuna è una ruota karmica che gira, e quello della ruota è un simbolo suggestivo della fortuna che è in relazione al tempo ciclico dell’universo … ma non tratterò questa immagine.

Mi dispiace non poter affrontare la questione sociale, ma ancora una volta, come già ho scritto, ogni società è fatta da individui che scelgono inconsciamente o meno, di fare qualcosa.
Ebbene, per l’immagine della fortuna possiamo appellarci a due intuizioni, a un duplice pensiero di azione e relazione. Immaginate di andare oltre quello che per secoli si è creduto fondante e usate ciò che è sacro perché torni utile al ragionamento che segue. Di seguito, non si vuole offendere nessuno, perché i significati devono sempre adattarsi fortuitamente alle necessità al fine di evitare il peggio.

Prendiamo solo due immagini della fortuna: la prima quella della Dea bendata, la seconda quella della Cornucopia.

L’immagine della Dea Bendata è oggi creduta la mitologica incarnazione della fortuna, collegata alla casualità è contemporaneamente appartenente anche all’idea dell’imparzialità, dunque della giustizia espressa nel mentre di un giudizio. Per questo è spesso raffigurata con una bilancia che accompagna il simbolo dell’istituzione dei tribunali occidentali.

L’iconografia della Cornucopia invece, è simbolo di abbondanza, creduta anticamente come una figura sacrale e di fortuna per il destino delle dinastie delle famiglie, e di buon auspicio. È rappresentata da questa figura femminile sopra un globo immaginario, che possiede questo grande corno da cui traboccano fiori, frutti e altri tipi di bacche.

Vediamo dunque come il concetto di fortuna nel mito sia tangente a quello di caso, scelta, giustizia, per l’immagine della Dea Bendata, mentre riguarda gratitudine, ricchezza e abbondanza nel secondo caso.

Che direste dunque di unire le questioni? Che ne pensereste di perpetuare atti giusti, volutamente casuali, per essere grati di ciò che abbiamo e ricordarci che vi sono molti tipi di ricchezza e che l’abbondanza potrebbe essere un concetto di giustizia naturale e non di appartenenza ed egoismo. Se avere buone conseguenze fosse una prerogativa del miglioramento cercato, ed ogni male fosse necessario a crescere meglio di come pensassimo, come vedremmo il mondo?

Nessuno ha mai detto che è facile vedere il bello nel dolore, il positivo nella morte e la nobiltà nei fallimenti, ma potremmo cominciare ad accettare l’idea che siamo, di fondo, eredi di mezzo fra le atrocità di un passato, non ancora totalmente svelato e compreso, e un nuovo e necessario futuro umanistico.

Forse capiremmo che non è la Dea ad essere bendata ma siamo noi, e che dovremmo avere coscienza di tutte le risorse che abbiamo, e saper vedere quelle piccole e intime ricchezze personali comprendendo che, in un certo qual senso per un verso o per un altro, quando possibile, i baci della fortuna capitano a tutti.

Paolo Cavaleri

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