I CAMBIAMENTI: modulazioni da comprendere e affrontare per unire la razza umana

Carissimi redattori e amati lettori

L’EDITORIALE – Dopo l’augurio del precedente editoriale di poter cambiare questa nostra realtà con le seguenti parole: – “A noi la scelta, a voi i giudizi e a chiunque voglia, possa e debba, la forza di andare oltre questi” – è necessario appellarsi anche alla convinzione che ognuno di noi ha il diritto di costruire la propria realtà.

Prima di questo comunque, introduco volentieri altri due concetti perché alla fine non è sbagliato pensare al detto ‘o si vince o si impara’. Ciò non dovrebbe essere visto come una non considerazione di fallimenti temporanei, ma come opportunità di poter rivedere un percorso: quando non riusciamo a raggiungere un obiettivo, siamo spinti al cambiamento, esso è un nuovo standard che ci poniamo al fine di avere altre possibilità di migliorare.

I due termini in questione si chiamano microcosmo e macrocosmo. Trasponendo il ragionamento pensiamo a noi come singoli individui (microcosmi) protagonisti nella società moderna (macrocosmo).

Al giorno d’oggi, sottoponiamo la nostra mente a continui sforzi per sopravvivere, affinando qualità per poter diventare soggetti in grado di poter fare quello che serve quotidianamente. Tuttavia, vivendo il presente, siamo portati a pensare che il tempo in cui viviamo sia l’unico che si conosca, il posto in cui operiamo l’unico che esista e la cultura a cui apparteniamo la sola da seguire.

Il nostro spazio-tempo occidentale non è certo l’unico modus culturale che c’è, e lo sappiamo, ma il bello sarebbe chiedersi: quanta consapevolezza abbiamo singolarmente del diverso, oppure, quanta curiosità avrei davvero nello scoprire qualcosa di nuovo, o ancora, se sapessimo che c’è di più di quello che ci viene proposto, lo accetteremmo? Vedete, il problema maggiore di noi esseri pensanti, è molto spesso il pensiero stesso. I cambiamenti hanno necessariamente a che fare con le menti aperte, e l’elasticità del ragionamento che pretende costante allenamento.

Sono io che vi scrivo, il primo a non sapere come vivere i cambiamenti, i quali possono essere irruenti e veloci come lenti e silenziosi. Guardando al passato capiamo questo, si vede dalla storia, si vivono nella società ma è il tempo che certifica i cambiamenti. Ad ogni modo, va ammesso che essi dovrebbero essere presi con filosofia, e periodo di prova per modellare i nostri talenti.

La salvezza nei momenti difficili sta nel capire che il nostro microcosmo esistenziale è direttamente influenzato dal macrocosmo, cioè da tutti quei modelli comportamentali che guidano il nostro agire. Niente è mai per sempre, vi è comunque sempre la scelta da compiere, passo dopo passo, scoprendo le regole che scandiscono la matrice del nostro iter esistenziale collettivo, di svilupparne uno singolo per co-creare un nuovo macrocosmo.

Così facendo, il nostro nuovo ipotetico mondo, forte dei cambiamenti avuti da quello vecchio, potrà essere casa di piccoli microcosmi probabili per eventuali e aggiuntive evoluzioni.

Le invenzioni più importanti della storia hanno fatto del cambiamento la loro mission. Dove la causa era sempre la necessità umana di migliorare o sopravvivere, cambiando si sono avute variazioni, ma altrettanto potremmo dire che determinate alterazioni dei massimi sistemi hanno plasmato la nostra vita sia in negativo che in positivo: internet, le frequenze radio, l’energia nucleare, la rivoluzione industriale, gli istituti di credito, l’invenzione della stampa, la nascita degli stati nazione, il crollo degli imperi, l’invenzione della moneta, l’importanza delle merci come bene di primo scambio, si pensi al sale, alle spezie, all’acqua, all’argilla, ai metalli o ai tessuti, e ancora, la capacità di orientarsi per mare, le credenze religiose, l’agricoltura e il sistema delle prime scritture.

Come vediamo, ogni cosa che cambia è figlia di alterazioni che portano a modulazioni, alterando la percezione delle nostre vite in un determinato contesto.

La fortuna di vivere il tempo di oggi sta nel poter guardare da dove veniamo e farci solleticare dall’idea che qualunque sistema di controllo sia mai passato, ha sempre finito di esistere per l’evoluzione degli individui … quindi siamo sempre stati noi, come genere umano inconsapevolmente diviso, nel bene e nel male, ad aver deciso quali abitudini perseguire e convinzioni assumere.

Dunque auspico che tutto il peggio possa rimanere indietro, il meglio possa ancora venire, e tutto il divertimento stia nel voler lasciare il vecchio per un nuovo che predisponga i microcosmi delle singole vite come fautrici di futuri avvincenti macrocosmi.

Paolo Cavaleri

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