di T.Etna ed Elisa H.
Mentre tutti cantano Giorgia, sul podio due artisti simili per certi aspetti, proiettati su percorsi lunghi ma solidi, Brunori più anziano e resistente rispetto a Lucio Corsi, solo perché più giovane; due artisti che hanno cose da dire e che lo fanno attraverso la musica da sempre e che meritano un veicolo così potente come il festival e la tv, come noi ascoltatori ci meritiamo di girare la radio e sentire brani diversificati e che emozionano. Sicuramente la potenza vocale di Giorgia meritava, un riscatto ottenuto nella serata cover anche se non è stato certo un premio di consolazione: con Annalisa vestita bene, potremmo dire elegante’ e’stata una performance fantastica!
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Al di là di tutto, senza il quale non sarebbe Sanremo, al di là dei presunti complotti, del gossip, dei numeri in crescita che confermano il continuo processo di rinascita del Festival di Sanremo e lo spettacolo trasmesso in tv e al di là del fatto che i giovani 15-20 anni finalmente seguono e votano più degli adulti, creano due tipi di macro-pubblico (altrimenti capiremmo la musica che ascoltano i nostri figli). Al di là del palco visto in tv, ciò che ha davvero lasciato il segno quest’anno è stata l’atmosfera viva tornata ad avvolgere la città come un tempo. Un Sanremo che non si è limitato al palco dell’Ariston, ma che ha saputo trasformarsi in un’esperienza diffusa, capace di coinvolgere pubblico e artisti in una sinergia inedita.
Molti cantanti hanno abbracciato la formula pubblicitaria di creare spazi interattivi, vere e proprie postazioni con gadget e prodotti- un esempio? Sarah Toscano con la sua gelateria, oppure i ComaCose con dei giochini da luna park. Nel complesso idee originali per un contatto con i fan più diretto e personale. Eventi collaterali hanno animato le strade, i locali e i luoghi simbolo della città, regalando momenti di musica e incontro che hanno reso questa 75’ edizione un festival nel festival.
Un’evoluzione naturale per una manifestazione che non è più solo televisione, ma un fenomeno culturale che ci restituisce l’idea delle dinamiche e dei meccanismi della nostra società.
“Sanremo 2025: il popolo sovrano oltre il palcoscenico” per sottolineare che ognuno poi ascolterà i brani che gli risuonano.
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Le risposte di Carlo Conti, sempre molto chiare, hanno confermato che il palco di Sanremo sta in un sistema difficile da raggiungere dagli artisti, al nostro giornale è’ apparso corretto e trasparente nel considerare i limiti della sua direzione artistica e benché ha più volte sostenuto di aver scelto i brani personalmente, ha reso conto di alcune modalità’, ad esempio dicendo :- “avrete notato che alcuni nomi degli autori si ripetono”, dunque una scelta tra i brani proposti dalle etichette. Ad oggi Sanremo è la vetta, la prova del nove, la porta per varcare la soglia della nazionalità , l’ultima vetrina rimasta per cantanti e cantautori, mentre la scena rapper avrebbe bisogno di un proprio festival, lasciando spazio a più Brunori, Corsi, Gabbani e Thiele. Un’opportunità che tanti artisti vorrebbero, ma lo sappiamo che “ uno su mille ce la fa”… e poi c’è chi sceglie di non farlo mai.
“Condurre Sanremo è il meno”:- continua il conduttore . La storia insegna che il Festival è un’istituzione a sé, un’entità viva che travalica il singolo direttore artistico. Carlo Conti lo sa bene e, nel prendere le redini, riconosce il merito di Amadeus di aver lasciato una rassegna in piena salute. Lui sceglie una linea differente, classica, lontana dalle tensioni, ma sono i giovani ad infiammare il gossip.
Fedez, duettando con Marco Masini, lascia interrogativi su una dedica ambigua. Tony Effe si conferma il disturbatore di classe, pero’ e’ la vittoria di Olly a scatenare il vero chiacchiericcio: c’è chi mormora in merito ad una supremazia assoluta della manager Marta Dona’; che se così fosse, ha saputo conquistarsi un potere indiscutibile, ma inevitabilmente solleverebbe dubbi sulla meritocrazia del Festival.
Tuttavia, il concetto stesso di merito è fluido: perché i gusti non possono essere condivisi all’unanimità.
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Eppure, malgrado le polemiche, il pubblico over 20 per lo più, ha già scelto la sua vincitrice morale: Giorgia, assurdamente esclusa dalla top five. E ha scelto anche le vere rivelazioni di questa edizione: Lucio Corsi con Volevo essere un duro, Joan Thiele con Eco e, tra le nuove proposte, Settembre con Vertebre. Sul filo del rasoio, Olly ha battuto Corsi con Balorda Nostalgia, mentre Simone Cristicchi con Quando sarai piccola, dal testo di grande intensità, si è fermato al quinto posto. Brunori Sas, fedele alla sua essenza, “ha portato solo se stesso”, con L’albero delle noci e il pubblico lo ha premiato con un terzo posto. Achille Lauro, rcon Incoscienti giovani, avrebbe meritato a nostro avviso, più spazio di Fedez, che si è fermato al quarto posto con Battiti.
Carlo Conti ha costruito uno spettacolo raffinato, scegliendo coconduttori dal gusto misurato. Forse le tre dame della terza serata hanno lasciato meno il segno, ma nel complesso è stato un Sanremo profondamente italiano, tra tradizione, nuove onde sonore e commemorazioni.
Sembra che Olly abbia rifiutato la partecipazione all’Eurovision. E’probabile che spetti a Lucio Corsi rappresentare l’Italia: SPERIAMO, perché indipendentemente dal risultato del Contest la “nostra” musica verrebbe egregiamente suonata.
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