Le prime impressioni sul 75^Festival

Sanremo e il Viaggio dell’Anima tra Musica, Memoria e Tradizione.

Sul palco dell’Ariston, tra il battito dell’attualità e l’eco di un tempo che non si spegne. È un intreccio di voci, simboli e sensazioni, come gli Arcani di un mazzo che si svela mano a mano

Gaia danza leggera tra le note, mentre Francesco Gabbani canta un motivo che tutti possono sentire, con il sorriso di chi sa che la musica è un gioco di specchi tra passato e presente. Carlo Conti è il custode di questo rituale collettivo e nel momento in cui la voce di Fabrizio Frizzi attraversa la serata, il tempo si dissolve: è memoria viva, un frammento di eternità. Antonella Clerici e Jerry Scotti sono lì, e anche Frizzi è lì, nell’essenza di un ricordo che non sfuma.

Ma se il passato abbraccia con dolcezza, il presente si impone con il bisogno di essere visto. I petti nudi della nuova leva si esibiscono come a reclamare spazio, tuttavi, la voce dovrebbe svelare l’anima, non il corpo. Rkomi sfuma nel non comprensibile, mentre Noemi incanta e Simone Cristicchi incendia la sala stampa e commuove, l’emozione diventa tangibile ma nel viaggio il favore del pubblico non sempre coincide con il vero merito. E così, Marcella Bella prova a tirare fuori la grinta e fa ballare, mentre Achille Lauro, radicato nella sua romanità, sorprende con una canzone che sa farsi ascoltare. Poi il tempo si ferma. Le parole del Papa si insinuano tra le note e per un attimo il palco si fa specchio dell’anima umana, nella sua fragilità e grandezza. In questo spazio sospeso, Giorgia innalza la sua voce, intatta, pura, mentre Willie Peyote dipinge il presente con il groove del pensiero.

E quando arriva il Jovanotti time vestito d’oro, l’energia vitale si alza ed un’onda spazza via la stanchezza, il pubblico si risveglia al senso profondo della musica e della vita.

Tra le nuove voci, Rose Villan si distingue: bella e brava, senza bisogno di orpelli. Forse i rapper parlano una lingua che appartiene a chi ha diciotto anni, ma Olly sorprende con una canzone d’amore che arriva dritta al cuore. Massimo Ranieri, con un brano firmato da Ferro, Nek e altri autori, porta la solidità di chi sa come emozionare. Tony Effe omaggia il Maestro e porta la romanità sul palco, mentre Fedez, nel suo brano, affronta la depressione senza filtri. I Modà riportano la melodia dell’amore, Brunori Sas si fa cantautore autentico, e la rivelazione Lucio Corsi si affaccia con un tocco di magia.

Sanremo è sempre un viaggio. E in ogni viaggio, la musica non è mai solo suono, ma il riflesso di chi siamo nel momento in cui l’ascoltiamo.

C’è qualcosa di sfuggente nell’atmosfera di questo Festival, un gioco di equilibri che cerca di tenere insieme tradizione e modernità senza strappi netti, senza eccessi. Un Sanremo chill, come qualcuno lo ha definito, dove la tensione dell’attesa si scioglie in una linea estetica precisa, elegante, monocolore. Un Festival che assorbe ogni elemento, lo plasma e lo restituisce con un’armonia studiata, in cui anche la musica sembra cercare il punto esatto tra il consolidato e il nuovo.

Ma non per tutti l’equilibrio è un’arma vincente. Alcuni artisti restano sospesi, difficili da inquadrare ancora: Rkomi, Marcella, Bresh e Gaia sfuggono alla definizione, si muovono in un limbo interpretativo che lascia più domande che risposte. I The Kolors, invece, non sbagliano mira: la loro è una proposta radiofonica sicura, studiata per funzionare. E poi c’è Serena Brancale, talento indiscusso che però sembra non riuscire a trovare il giusto spazio all’interno del pezzo portato in gara, come se la sua potenza fosse contenuta da una struttura che non le permette di espandersi completamente. Joan Thiele e’ una rivelazione invece, Shablo rischiano l’effetto dispersione con una traccia che accoglie troppi feat, troppi elementi che finiscono per togliere identità al tutto.

Abbiamo pubblicato su Instagram le nostre pagelle provvisorie, consapevoli che Sanremo è un viaggio in divenire, una storia che si scrive serata dopo serata.
E se l’equilibrio sembra essere il filo conduttore di questa edizione, la vera domanda è: chi riuscirà a spezzarlo senza perdere la sua essenza?

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