IVO SAGLIETTI – Un fotografo in cammino

Retrospettiva a Palazzo Grillo di Genova

di Elisa Heusch

QUARTO OCCHIO – Per questa prima uscita dell’anno de La Redazione Online ci tengo molto a raccontarvi di una mostra fotografica che ho avuto il piacere di visitare a Genova (insieme al collega Michel Guillet di Percorsi Fotografici ed un gruppetto di amici appassionati) lo scorso 28 dicembre, ovvero la prima importante retrospettiva per ricordare il grande fotografo e fotoreporter Ivo Saglietti, inaugurata il 14 novembre negli spazi espositivi al primo piano di Palazzo Grillo.

L’esposizione – prorogata fino al 25 gennaio – promossa dall’Associazione Archivio Saglietti APS e curata da Federico Montaldo e Giovanni Battista Martini, con il sostegno della Camera di Commercio di Genova e con il patrocinio del Comune di Genova, si compone di circa 40 fotografie vintage originali in bianco/nero stampate ai sali d’argento e di materiali di corredo, come i tesserini personali di Saglietti ed i taccuini, sui quali prendeva appunti e disegnava le varie scene da riprendere nei suoi lavori, facendoci capire che niente di quello che realizzava era lasciato al caso.

La fotografia posta ad esordio della mostra è del 1993 e ritrae una dottoressa cubana che sta per dare un bacio sulla guancia ad un piccolo paziente ucraino malato a causa del disastro di Chernobyl;

uno scatto carico di spontanea tenerezza che è diventato nel tempo piuttosto famoso. Come raccontato dai curatori, si può dire che l’intera vicenda umana e professionale di Saglietti si sia snodata attorno a tre principali tematiche:

l’uomo, il destino e il cammino.

Egli ha mosso i primi passi a Torino come cineoperatore, producendo alcuni reportage di tipo politico e sociale, come “Il mondo degli ultimi” diretto da Gian Butturini, poi per anni si è dedicato a documentare guerre e guerriglie centro e sudamericane, balcaniche e mediorientali, lavorando per importanti testate internazionali, ed infine negli ultimi anni ha abbondato quel percorso per esprimersi attraverso altri progetti personali a lungo termine, come il dramma dei migranti o le frontiere tormentate della ex Jugoslavia.

È stato un fotografo dallo spiccato rispetto dell’etica – che nel corso di questi decenni è andato purtroppo sempre più perdendosi – e che non ha mai smesso di porsi interrogativi attraverso il mezzo fotografico, mettendo la propria umanità al centro dei lavori che ha costruito.

Il senso profondo del suo lavoro si coglie dai progetti nel loro complesso, progetti che sono durati anche molti anni e che lo hanno portato veramente “in cammino”, non solo metaforicamente ma anche fisicamente…un cammino il suo che di certo è stato lento, meditativo e silenzioso.


Questa è una retrospettiva insolita, fatta anche da materiale poco conosciuto o addirittura inedito, con opere che vanno dagli anni ’80 del secolo scorso fino agli anni ’10 di questo secolo, spaziando tra numerose nazioni come il Nicaragua, il Cile di Pinochet, Haiti con il reportage sui nuovi schiavi, il Perù (il cui lavoro gli fece aggiudicare il suo primo World Press Photo Award), e la Palestina, fino ad arrivare al Kosovo, con le tragiche conseguenze delle guerre balcaniche.

Risalto è stato dato anche al racconto per immagini sull’importante operato di Padre Paolo Dall’Oglio nel Monastero di Deir Mar Musa, in Siria;

questa oltre che un’esperienza fotografica è stata per Saglietti soprattutto un’esperienza umana e spirituale, arricchita anche da una profonda amicizia instaurata con il padre gesuita, del quale si sono perse completamente le tracce dal 2013.

Abbiamo avuto l’onore di essere stati introdotti e seguiti durante la visita dal curatore Montaldo in persona, che ha sviscerato alcuni scenari o retroscena e la scelta di alcune immagini, ed abbiamo avuto modo di conoscere anche l’altro curatore Giovanni Battista Martini, presente alla mostra.

Per quello che mi riguarda il piacere di visitare la mostra è stato davvero grande, avendo io conosciuto Ivo personalmente nel 2017/2018, grazie ad un’importante esperienza fotografica riguardante la tematica del volontariato nella città di Livorno, in occasione della quale egli ci ha fatto da ‘tutor’ coordinatore dei lavori, consigliandoci nello svolgimento dei progetti e seguendo passo per passo ciò che io e gli altri partecipanti realizzavamo nel corso di circa cinque mesi.

Ho scoperto un uomo dal carattere sicuramente non facile, spesso schivo e burbero, ma dalla sincera schiettezza e dal cuore grande, un cuore che metteva al servizio del mondo attraverso le immagini che era in grado di scattare, per raccontare vicende umane spesso tragiche ma fatte di resistenza e speranza.


Non posso certo dimenticare il suo sguardo profondo e le espressioni che lo caratterizzavano, come l’ultima volta in cui ci incontrammo a Lucca durante un altro evento di fotografia.

Un uomo solitario che ha lasciato un segno indelebile attraverso le sue fotografie in bianco e nero, rappresentative di una profondità d’animo che sta diventando cosa sempre più rara, e non solo nel mondo della fotografia o del fotoreportage.

Correda la mostra una video intervista che Saglietti rilasciò nel 2023 per Postcart Edizioni [riprese e montaggio di Antonella Clare Vitiello Rossano Dalla Barba] per raccontare come è nato il suo libro “Lo sguardo inquieto”, intervista presente anche su YouTube al link.


La mostra è visitabile, ad ingresso libero, il giovedì e venerdì dalle 16 alle 20 e sabato e domenica dalle 14 alle 20.

Un frame dalla video-intervista
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