di Davide Baroni Scrittore
ARCHEOMITO- La figura di Abramo, patriarca della tradizione biblica, è da lungo tempo al centro di discussioni storiche, teologiche e archeologiche. Le sue vicende, narrate nel Libro della Genesi, fanno di lui una figura centrale per le tre grandi religioni monoteiste — Ebraismo, Cristianesimo e Islam — ma, dal punto di vista storico, la sua esistenza rimane avvolta nel mistero. Non esistono prove archeologiche dirette che attestino la sua esistenza, eppure il suo nome continua a suscitare interesse tra gli studiosi, specialmente per il ruolo che potrebbe aver giocato nel contesto delle migrazioni e interazioni tra i popoli semitici del II millennio a.C.
Il periodo della dominazione Hyksos in Egitto, che si colloca tra il XVIII e il XVI secolo a.C., è uno dei più enigmatici nella storia di quel Paese. Popolo di origine asiatica, gli Hyksos invasero il delta del Nilo e stabilirono una dinastia straniera che regnò per circa un secolo. Alcuni storici si sono domandati se Abramo e i suoi discendenti possano essere stati parte di questa ondata migratoria. Questa ipotesi si basa sulle affinità culturali e sulle narrazioni bibliche che descrivono Abramo e la sua discendenza in movimento tra Canaan, Harran ed Egitto, territori che rientrano nell’orbita dei flussi migratori semitici.
La Bibbia racconta che Abramo lasciò Harran, rispondendo alla chiamata divina di Dio, per stabilirsi nella terra di Canaan, con la promessa di diventare il padre di una grande nazione (Genesi 12:1-3). Questo spostamento verso ovest può essere letto alla luce dei movimenti nomadi tipici delle popolazioni semitiche di quell’epoca. L’Antico Testamento presenta Abramo come un pastore nomade, ma questa immagine è certamente una semplificazione posteriore.
Le evidenze bibliche, se lette con occhio critico, suggeriscono che Abramo fosse molto più di un semplice pastore nomade. Genesi 13:2 lo descrive come “molto ricco in bestiame, argento e oro”, mentre in Genesi 14 lo vediamo organizzare una spedizione militare con 318 uomini per salvare il nipote Lot, segno di una considerevole organizzazione e risorse economiche. Inoltre, Abramo intrattiene relazioni diplomatiche con potenti figure della regione, come Melchisedek, re di Salem, descritto come “sacerdote del Dio Altissimo”.
Alcuni studiosi, come Thomas L. Thompson, propongono che Abramo possa essere una figura mitizzata, derivata dalle tradizioni epiche mesopotamiche, dove le gesta di antichi capi tribali venivano elevate a livelli eroici. Secondo questa visione, Abramo potrebbe rappresentare un leader semitico di alto rango, radicato nelle vicende politiche e militari della Mesopotamia e del Levante del II millennio a.C.
Noi crediamo che Abramo fosse un principe urrita, originario dell’Urartu, una regione a nord della Mesopotamia, vicino al lago Van (nell’odierna Turchia). Questa ipotesi si fonda sulla possibilità che la “Ur dei Caldei”, menzionata nella Bibbia, non sia la Ur dei Sumeri, come tradizionalmente sostenuto, ma piuttosto la città di Nacor, situata nei pressi dell’attuale Sanliurfa, in Turchia. Alcuni studiosi, come Flavio Barbiero, hanno evidenziato che il termine “Caldei” appare per la prima volta nell’VIII secolo a.C., molto dopo la presunta epoca di Abramo, rendendo poco plausibile l’identificazione con la città sumerica di Ur.
Questa interpretazione riduce significativamente la distanza migratoria di Abramo e colloca la sua patria in una regione molto più vicina a Harran, punto di partenza biblico del suo viaggio. Nella narrazione biblica, Abramo e suo padre si trasferirono a Harran, un centro importante per le tribù semitiche dell’epoca, in un contesto che suggerisce motivazioni politiche più che semplici spostamenti nomadi.
Il viaggio di Abramo in Egitto, riportato in Genesi 12, può essere interpretato come una testimonianza dei movimenti migratori semitici verso il Nilo, spesso causati da carestie o pressioni economiche. Abramo, spinto dalla siccità, si recò in Egitto con la moglie Sara, dove avvenne l’episodio del faraone che prese come moglie, credendola sorella di Abramo. Questo racconto, sebbene pieno di elementi teologici e moralistici, riflette anche la realtà storica di come popolazioni straniere interagissero con le élite egizie.
Abramo tornò poi verso Canaan, ma è probabile che avesse stabilito contatti duraturi tra il suo clan e il potente regno d’Egitto. Questi contatti furono poi sfruttati dai suoi discendenti, come narrato nella storia di Giuseppe, nipote di Abramo, il quale divenne un alto funzionario alla corte egizia (Genesi 37-50).
Abramo con il suo esercito e le sue ricchezze potrebbe aver svolto un ruolo importante nel favorire il successivo ingresso degli Hyksos in Egitto. In questo contesto, potrebbe essere statol’avanguardia di questa migrazione epocale. Sebbene non esistano prove archeologiche della sua esistenza, la sua figura potrebbe rappresentare non solo un patriarca religioso, ma anche un leader semitico di alto rango, un principe guerriero la cui influenza si estese dalla Mesopotamia all’Egitto, attraverso il Levante. Le sue vicende intrecciano storia e mito, offrendoci un quadro complesso e suggestivo delle interazioni tra i popoli antichi e della nascita delle prime grandi civiltà del Medio Oriente.