Il DESTINO per pensare a noi stessi in rapporto agli altri

Carissimi redattori e amati lettori,

L’EDITORIALE – per questo settembre pensando già alle porte di cambio stagione con l’autunno, dopo aver argomentato un tema come quello della Fortuna, sembra impossibile non chiedersi qualcosa al riguardo del fato: il Destino è un qualcosa di importante e inevitabile, tuttavia mai è facile comprenderlo e accettarlo.
Tento di seguito un approccio spontaneo, naturale e, spero, utile al fine di mantenere lo sguardo ai giorni migliori. Tre parole per il destino misterioso, per quello che non vediamo ma potremmo costruire e proteggere: il destino comune, quello cercato, e infine voluto.

Il destino comune è quello più visibile grazie al fatto che ogni società ha le proprie regole, convenzioni e modelli di comportamento. Floridità e decadenza di una civiltà, dipendono dal destino comune, ove molto spesso si vive di processi avviati, costruiti nel tempo che conducono a una normalità accettata.

Il destino cercato riguarda gli individui nelle loro singolarità, dove ognuno liberamente può scegliere quanto rimanere collegato a un collettivo di persone per crescere o cogliere nuove occasioni.

Il destino voluto. È il più impervio, vi risiede in esso tanta motivazione, quanta sofferenza nella propria condizione vedendo e percependo il proprio contesto di appartenenza. Generalmente accompagnato da un senso di impotenza porta il singolo a cambiare per attuare un destino diverso da quello iniziale.

Chiarisco che sono di fondo teorie adattate dalle convenzioni comuni ed esempi. Due precisazioni sono comunque doverose: mai confondere il destino con quelle sensazioni che sempre possono arrivare … l’avvilimento e il sapore di una sconfitta, rientrano nella sfera del passaggio fallimentare che se guarito, rivisto e accettato porta alla vittoria. L’altra cosa è il credere che i tre modi siano scollegati. Sì può volere un destino normale, in quanto innamorati dell’idea di portare avanti delle visioni familiari, sociali e politiche. Così come creare qualcosa di innovativo e sovrastrutturale che con tempo, pazienza e dedizione crea il nuovo sé dell’immagine voluta.

Al di là di questo, la cosa più importante è non cedere mai alla pre-destinazione, cioè il concetto che l’ambiente, i contesti o chi si ha accanto, siano superiori e inattaccabili a priori e da seguire e ascoltare indissolubilmente. Di cuore ve n’è uno solo, come unico orecchio dell’universo, e come qualunque essere, osi, voglia o desideri, tu che stai leggendo hai il diritto e la facoltà di fare lo stesso.

Se con silenzio rispondi al male, allora non darai più lumi e ragioni all’ombra, perché l’unica luce da seguire sarà sempre la tua, giusta e sola opzione per la propria natura. Per quanto tempo credi di aver perso ce n’è altro che ti aspetta. Per quel che credi di possedere sappi che la sana appartenenza è meglio. A tutti quelli che hai perduto, pensali come un destino non parallelo. Che il piccolo sia sempre intimo, autonomo e libero e il grande abbia beltà, giustizia e merito.

Voluto, cercato o comune, il destino abbia per chiunque passione, fortuna e crescita

di Paolo Cavaleri

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