Figli della terra e del cielo stellato

Domenica 21 luglio ore 2130
Chiostro di San Francesco Figli della Terra e del Cielo stellato
Dalle Lamine d’oro orfiche al Poema di Parmenide
Regia, coreografia e danza Valentina Cagliesi
Musiche: Alessio Boni, sintetizzatore, piano, soundtrack composer
Daniele Dubbini, handpan, flauto bansuri, lama musicale, percussioni –
Voce recitante: Angelo Tonelli
Drontes della Compagnia Teatro Iniziatico: Chiara Cellini, Solange Passalacqua,
Poesia:
Isabella Tedesco Vergano

Figli della Terra e di Cielo Stellato: è questo il lignaggio divino che l’iniziato orfico è tenuto a riscoprire in sé;
questo è il compito, il senso assoluto di una vita intera di purificazione costante e crescente,
l’unico tesoro che l’anima orfica si porterà dietro nel suo viaggio di liberazione e ricongiunzione al Divino nell’Oltre.

Questa conoscenza, o meglio questa ritrovata, prima sperata poi esperita consapevolezza della propria ascendenza celeste, è il viatico inciso nelle laminette d’oro orfiche poste, a sigillarne il cuore, sul petto del trapassato che, a sua volta, verrà sigillato e custodito come corpo nella tomba.

Solo allora, come spirito finalmente, si desterà viaggiatore ardente e assetato dell’ambitissima sorgente del lago di Mnemosyne, la Memoria come Divinità, il cui dono esclusivo permette il viaggio di risalita delle divine sfere celesti verso il ricongiungimento con gli Dei.

E’ qui che si compie il passaggio, come per una sorta di osmosi, tra la religiosità misterica e la sapienza, un passaggio che scaturisce appunto dalla e nella vissutezza -ovvero nell’esperienza incarnata- della Sophia.

Così dall’Oltre delle Laminette Orfiche approdiamo al qui-ed-ora annunciato nel Poema di Parmenide dalle parole enigmatiche e insieme adamantine della Dea sul mistero dei misteri.
Quello della Realtà unica e suprema che sostanzia il tutto e che parimenti ci costituisce:

su ciò-che-è
e che-non-può-non-essere,
perché ingenerato, indistruttibile, saldo, senza-inizio, senza-fine, inviolabile, in ogni parte uguale a se stesso, uno, continuo, tutto intero,
e sempre
QUI ED ORA.

Questo è il dono della Dea di Parmenide, come sembra anche arcanamente trapelare dalle arcaiche raffigurazioni della Kore Sacra che offre la melagrana, frutto simbolo dell’Uno-Tutto;
questa la promessa orfica della salvezza ultraterrena legata all’attingimento alla sorgente celeste di Mnemosyne, custode intatta della nostra origine “altra”e “aurea”, astrale e divina, dunque incorruttibile.

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