Le OCCASIONI come punto di passaggio dalle opzioni ai grandi cambiamenti

Immagine da Pixabay


Carissimi redattori e amati lettori

L’EDITORIALE – Scriverò confusamente, e tenterò di dare un nome all’inafferrabile giuoco che appena credi di aver perso, subito si ripresenta sotto altre forme, sentori e tempistiche: le occasioni.

Ebbene sì, dopo il consiglio di cercare sempre un fiotto di bellezza nei giorni che passano, ho realmente creduto che in tutto vi fosse un qualcosa da carpire, prendere, e nella migliore delle ipotesi farlo proprio, al fine, nel migliore dei mondi possibili, di restituirlo a una collettività come la nostra.
La nostra collettività apparentemente divisa, incautamente assente e orgogliosamente univoca.

Lo so, sembrano parole difficili, ma entrando nel merito, il mio è solo un pensiero volto a constatare che il nostro tessuto civile ha uno scheletro di dinamiche dominanti per dettare un copione da eseguire.
Vi confesso che non è bene mai dire sempre quello che si crede con prove fondate a chiunque, in quanto noi tendiamo sempre e comunque a desiderare quella cosa che ci porta a scegliere: l’appartenenza.

Tifare per una squadra, mangiare un alimento, scegliere un movimento politico, desiderare una donna, optare per una professione, tutto quello che vogliamo quando e come preferiamo. Siamo sicuri? Quando e come? Non penso. Aggiungo che agiamo per l’ineluttabile sentimento umano di appartenere a qualcosa, di perpetuare uno status e pretendere che il diritto a quell’idea possa rinnovarsi.

Anticamente, il concetto di ‘Occasione’ è stato legato in parte a quello di ‘Tempo’ e ‘Vita’. Precisamente, come già vi scrissi tempo fa: Kaios, ovvero il tempo come occasione e momento di opportunità fondamentale per cambiare la nostra esistenza.

Bene, al di là di questo, è inattaccabile l’ipotesi che siano le occasioni che ognuno di noi ha a permetterci di cambiare … ma se vi fosse qualcosa al di fuori di questo? Se ci venisse proposta una visione nuova, rinnovata, pura e scevra da metodologie comportamentali e che vada bene praticamente a tutti, cosa penseremmo?

Qui comprendo, ora con voi, che andremmo al di fuori dello status quo. Attenzione, personalmente sono un sostenitore della legge, dei principi democratici e del vivere comune coi valori civili che permettono agli uomini di assopire gli istinti animali. Ma devo obbligatoriamente dire di più: non sono a favore delle disparità dei diritti, più nello specifico, bramo intensamente che ogni facoltà sia esercitata da ogni essere senziente nel rispetto di chi si ha accanto. Se ci venisse proposta una possibilità di vita perfetta, come ognuno vorrebbe, mi chiedo, faremmo sempre quello che stiamo facendo? Ecco vedete, arrivato a questo punto, credo che sia impossibile un mondo perfetto per tutti, inteso come realtà di uno stesso spazio-tempo in un periodo storico. Esso non sarebbe un’occasione da cogliere, bensì un’opzione fra le tante valide in quel momento.

Il mondo perfetto non esiste, perché chiunque non è perfetto, un’unica via per tutti mina le personali bramosie: qui gioca una vitale partita l’educazione, i processi culturali e le credenze di appartenenza. Le occasioni, almeno quelle che vediamo, non sono altro che un’opzione di quello che è accettabile, e sopportabile per una maggioranza, in un contesto.

I problemi arrivano quando tutte le vie vengono precluse, ogni talento ridimensionato e i desideri più profondi rimpiazzati con voglie e mode che appaiono incontestabili.

Non sarebbe davvero una grandissima occasione, quella di poter cominciare a immaginare una vita come vorremmo? Si, è tremendamente distante da come agiamo, ma ogni grande rivoluzione è cominciata con le atroci mancanze delle anime che dovevano essere ammutolite.

Pensiamo a chi emigra per necessità economiche, a chi deve rimanere moralmente nelle sue posizioni muovendo contro ingiustizie invisibili ai più, osiamo pensare all’immane sforzo di mantenere degli equilibri familiari. Dobbiamo essere mentalmente predisposti come gli sportivi che modellano il corpo e l’atteggiamento per sopportare un peso, correre lunghe distanze ma, soprattutto, che prendono le grandi sfide come allenamento. Immaginiamo dunque di non dover procedere solo per tappe, o passare da uno status all’altro. Immaginiamo di essere quella cosa lì, pensiamo di avere lo spirito che la forgia e operiamo affinché il cambiamento sia cosa normale.

Le vere occasioni sono infinitamente ripetibili, perché sono quelle che ci diamo noi quando il desiderio brucia troppo. Non si tratta di essere univocamente egoisti, ma semplicemente, di accettare l’idea che un domani potremmo essere un esempio da guardare per alcuni.

Poter essere qualcosa per qualcuno e dire che ce la puoi fare dovunque tu sia.


NB: Per maggiori coloriture di pensiero leggere:


Editoriale marzo 2024: “L’ Aspettativa” – https://www.poloartisticovinile.it/2024/03/15/laspettativa-per-rivedersi-sotto-unaltra-lente-sociale/


Editoriale aprile 2024: “La Realtà” – https://www.poloartisticovinile.it/2024/04/16/la-realta-come-risultante-di-variabili-che-colorano-lintero-universo/


Editoriale maggio 2024: “I Cambiamenti” – https://www.poloartisticovinile.it/2024/05/15/i-cambiamenti-modulazioni-da-comprendere-e-affrontare-per-unire-la-razza-umana/


Editoriale giugno 2024: “La Bellezza” – https://www.poloartisticovinile.it/2024/06/15/la-bellezza-come-necessita-di-valori-e-stimolo-per-il-mondo/

Paolo Cavaleri

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