Bellezza…meravigliati e spera! Dal film ‘The Tree of Life’.

di Paolo Cavaleri

CINETICA- Bellezza: plurimo valore da scoprire ogni singolo giorno. Dal film ‘The Tree of Life’.

La nostra mente è uno strumento potente, talmente ardito e ostinato nel poter raggiungere degli obiettivi, che molto spesso schematizza il mondo ponendosi come unico modo di tradurre la realtà circostante. Si dice che una delle cose più difficili da comprendere, sia comunque il fatto, di non poter capire tutto, ma di accettare le percezioni: non si tratta di lasciare il proprio modo di vedere il mondo, bensì di poter considerare come ognuno sia un piccolo essere, unico e irripetibile, contribuente al tutto che ci circonda.

Per questa volta non troppe spiegazioni, perché è vero che il ragionamento porta alla verità che è legittimamente personale, ma per arrivare a una oggettività più collettiva è necessario il non controllo, e considerando che questa pellicola ha spunti culturali profondissimi reperibili ovunque, consiglio semplicemente di lasciare occhi e orecchie a un’opera diversa da mille altre.

The Tree of Life (2011)

Ho umiliato lo splendore e non ne ho notato la magnificenza … che uomo stolto

Gli O’Brien sono una normale famiglia americana degli anni sessanta. Il padre è un appassionato di musica classica, con il rimpianto di non essere divenuto un musicista, e la madre è dedita agli amorevoli insegnamenti dei loro tre figli: Jack è il più grande attorno a cui il retaggio spirituale dei ricordi si aggira. La prematura scomparsa del fratello, come altri accadimenti che ruotano accanto al concetto della morte, lo accompagneranno fin all’età adulta quando sarà un architetto nel Texas.

Egli cresce in una famiglia dove si alternano le figure dei suoi genitori, quella di lui, padre e marito severo, freddo a tratti giocoso ma costantemente imperativo nella condotta comportamentale dei bambini, e lei, madre semplice, inaspettatamente profonda, protettiva e rivelatrice della più piccola bellezza nella vita di ogni giorno.

Jack nei suoi interrogativi e confronti col mondo cresce comprendendo come ambedue possano essere delle condotte giuste di vedere la vita, tuttavia non mancheranno i contrasti col padre, che di fondo nasconde un’importante sensibilità, come la madre che è per lui forza perennemente invisibile e fondante per la sua empatia nel rapporto con gli altri.

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The Tree of Life” è un film del 2011 per la regia di Terrence Malick. Con le interpretazioni di Jessica Chastain, Sean Penn, Brad Pitt, Fiona Shaw ed altri pochi attori, si consacra come un lavoro di culto che, secondo alcune menti e operatori che lavorano nella cinematografia, ha tentato uno slancio radicalmente nuovo nella costruzione di una poetica filmica. Non che non possa essere vero, ma il regista si conferma come un costruttore ideale della settima arte che rientra, con una sua peculiarità, nei grandi nomi del cinema d’autore mondiale.

La pellicola lascia un messaggio da ascoltare – “ci sono due modi per affrontare la vita, la via della natura e la via della grazia” – alludendo chiaramente alla figura materna per la grazia e a quella paterna per la natura. Possiamo guardare alla bellezza come concetto cosmico, riflettendo sulla contrapposizione di questa a quella della natura – “… trova ragione di infelicità quando tutto il mondo risplende intorno a lei e l’amore sorride in ogni cosa” percependo la parte mancante dell’animo paterno.

Il film danza fra immagini simboliche con uno stile documentaristico. Inquadrature evocative, tentano continuamente di irrompere nell’emotività dei personaggi. Voci fuori campo descrivono i pensieri dei soggetti alternandosi fra i modelli archetipali, acqua, fuoco, terra e aria. Nonostante sia diviso in squarci narrativi, si riunisce grazie alla musica che accompagna le ombre dipinte dalle sfumature colorate digitalmente. La natura è celebrata nei suoi ecosistemi, le forme di vita mostrate nel loro inconsapevole viaggio … come noi ogni cosa permane nell’esistenza perché in relazione al resto.

Malick ritratta perfino la linea temporale, giocando con salti evolutivi dove l’essere umano è una piccola parte del creato: i microrganismi degli animali, i processi vitali della maternità che co-crea la vita, tutto in un instancabile viaggio che ci fa comprendere quanto siamo piccoli … ma non inutili. Le musiche, dallo spazio alla visione da questo del pianeta terra, giocano il ruolo di intermezzo per lasciare all’immaginazione la facoltà di capire come il regista voglia comunicare che in tutto c’è il bello e nella natura dei nostri pensieri vi è, molte volte, l’ostinazione al piacevole dolore della malinconia: “tu mi parlavi attraverso di lei, mi parlavi dal cielo, dagli alberi, prima di sapere che ti amavo, che credevo in te …” 

In un labirinto dove i neonati diventano infanti per crescere fra gli adulti, è l’apprendimento del chi essere, come volerlo diventare, e l’innegabile confronto con la morte a caratterizzare la trama irregolare ma connessa da metafore ancestrali.

Buona visione

In una realtà caotica, non sarebbe errato sostare nei tratti di un mondo esterno che offre sempre e comunque meraviglie. Il male come contrapposizione del bene, esisterà sempre, ma siamo noi a dover andare oltre il bilanciamento imposto dalle gerarchie del tempo per esseri liberi di poter godere di tutte le forme di bellezza esistenti.

Fai del bene, meravigliati, spera

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