LA BELLEZZA come necessità di valori e stimolo per il mondo

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Carissimi redattori e amati lettori

L’EDITORIALE -Dopo avere argomentato insieme ‘La Realtà’ e ‘I Cambiamenti’, ho pensato che fosse saggio non dimenticarsi di un concetto che le necessità quotidiane spesso ci fanno dimenticare: la bellezza.

Lasciando scorrere un pensiero – “Scrivete ciò che più vi appassiona con un focus a quello a cui più tenete. Può essere un’opera, un’idea, una teoria, una persona, ma tutte queste entità hanno canoni strutturali che voi gradite per affinità mentali, oppure guidato dal fascino per le domande di ricerca che stimolano un approfondimento” -.

Mi scopro dunque a riflettere sulla bellezza che circonda la nostra vita, e ho naturalmente creduto di dover toccare, le tre aree del nostro vivere: flora, fauna e uomo. Generalmente identificati come piante, uomini e animali ho notato come la bellezza, abbia sia il significato valoriale per ciascuno di queste categorie, sia quello che ognuna di queste dà alle altre due: le api trovano ‘bello’ un fiore, ed usano questo per riprodursi e nutrirsi, allo stesso modo, la scienza ha compreso che una pianta, con le sue bacche, e i suoi colori, è attratta dal sole, allunga dunque i suoi rami e concede il suo nettare a chi gli è utile. Attenzione, perché come esseri senzienti le piante scelgono autonomamente di sviluppare spine e arbusti per difendersi da disturbatori che siano animali o uomini … v’è un sistema che sempre e comunque parla fra di sé dalla notte dei tempi e nei giorni fra i secoli.

Ora, per provare a comprendere la bellezza dobbiamo considerare la crudeltà della necessità, e questa corrisponde alla sopravvivenza della specie, sia animale che vegetale. Ebbene sì, ogni cosa tiene a sé stessa, e tiene a tutto ciò, anche se diverso dalla sua natura, che è utile alla riproduzione e al mantenimento di un codice genetico. Volendo aggiungere qualcosa, non posso che non considerare come la bellezza, in natura, sia collegata agli istinti, l’istinto animale, che possediamo anche noi come homo sapiens, rappresenta la manifestazione più pura, diretta e scevra dal ragionamento che permette il perpetuamento della vita. Si è vero, il mondo animale premia quello più forte, scaltro, furbo e veloce, ma è a noi umani che il concetto di bellezza, permette qualcosa di più. Se flora e fauna, si contendono, ostentano e promulgano bellezza per trasmettere un codice genetico, l’uomo ne amplifica il senso: abbiamo tutti una ancestrale necessità di lasciare qualcosa in questo mondo, e non sempre è possibile per genetica, molte volte per cause personalmente spirituali argomentiamo attraverso delle mappe culturali i nostri valori. La ricerca del ‘bello’ è la nostra prima motivazione nella ricerca della perfezione.

È l’arte che testimonia questo. Se penso allo studio dell’arte, come la pratica dell’arte, evinco che è un antidoto agli istinti malvagi dell’uomo. Conoscere un artista, capire il perché dipinge, scolpisce, incide, può farci capire come egli od ella, tengano a qualcosa. Vale anche per l’invisibile, il musicista compone, la musica è un tipo di bellezza più suggestiva, una delle migliori e misteriose aggiungerei.

Da qui comprendo come quando teniamo a qualcosa non vogliamo distruggere, bensì proteggere, e contese e confronti di guerra non hanno più senso di esistere. Forse la bellezza è espressa nei modi, nei colori e nelle percezioni di tutti quelli che hanno attraversato questa terra, e a noi starà il compito di proteggerla, comprenderla, capirla, riprodurla, riadattarla e riproporla. Tutto questo perché l’istinto vi sia sempre, ma da offensivo passi a costruttivo, una costruzione continua che viva di confronti e possa lasciare nuovi prototipi di idee da perseguire per il mantenimento degli equilibri in questo mondo.

di Paolo Cavaleri

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