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©di Claudia Pepe
C’è solo un posto al mondo, dove la sacralizzazione del passato può diventare l’arma del presente e la promessa del miglior futuro, la tradizione cristiana l’ha battezzata Terrasanta.
Il più grande vaso in cui sono contenuti simboli e memoriali delle tre religioni del Libro: cristianesimo, ebraismo ed islam. Qui la religione e la geopolitica, il sacro ed il profano, provano ad intersecarsi per fortificare pretese incompatibili tra le tre principali religioni abramitiche.
Parliamo di geoteologia perché il complesso campo di studio della questione Israelo-palestinese deve analizzare le connessioni tra la geografia, il territorio, la religione e l’identità delle due regioni coinvolte.
Questa terra è considerata sacra sia dagli ebrei che dai musulmani, la Città Vecchia di Gerusalemme ha diversi luoghi sacri, tra cui il Muro del Pianto e la Cupola della Roccia. Un’altra zona contesa nel conflitto Israelo-palestinese è la Tomba di Abramo (anche conosciuta come Caverna dei Patriarchi o Moschea di Ibrahim ndr), situata nella città di Hebron in Cisgiordania, l’autostrada che si percorre per raggiungerla, attraversa il territorio dell’Autorità nazionale palestinese e costeggia Ramallah, sede del suo presidente.
Ma la regione è chiamata dagli ebrei Giudea, la strada è israeliana, come i due muri che la separano dal territorio circostante.
La peculiarità del posto è proprio la Tomba di Abramo (seppellito insieme alla moglie Sara, Isacco e Giacobbe ndr), riconosciuta dall’Unesco, nel 2017, come “sito palestinese del patrimonio mondiale”, è un edificio rettangolare in pietra costruito all’epoca di re Erode. Gli ebrei vi hanno eretto la più sacra delle loro sinagoghe ed i musulmani vi hanno costruito una moschea che è, dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme, il quarto luogo santo dell’Islam. Essendo, Abramo, un pilastro per entrambi i Credo coinvolti (per gli ebrei: l’uomo a cui Dio comunicò i precetti fondamentali, per i musulmani: padre di Ismaele, il profeta che incontrò Maometto a Gerusalemme ndr), la sua tomba è stata “incastrata” fra la sinagoga e la moschea, in una cella che ha due finestre sbarrate, sui due lati opposti, una per gli ebrei ed una per i musulmani.
I vari tentativi politici di nascita e sviluppo di Israele, non hanno hanno avuto successo a causa delle ambiguità di intenti ed interessi diffusi in tutta l’area, dagli attori politici in campo, fin dall’epoca della dissoluzione dell’impero ottomano (1° Novembre 1922 ndr).
I britannici furono i primi ad annettere l’archeologia alla geopolitica, con le prime missioni di archeologi, ingegneri, geologi e cartografi per identificare e catalogare determinati luoghi biblici, affiancati da militari e spie, che resero chiara la natura di tali studi, non solo per amor di conoscenza. Il governo di Sua Maestà, sperava di far insorgere gli arabi contro la Turchia ottomana e nello stesso tempo prometteva un grande Stato dal Golfo Persico al Mediterraneo agli ebrei, nel 1916 le truppe inglesi, affiancate dalla Legione ebraica, sbaragliarono i turchi che dominavano la Palestina e altri territori del Medio Oriente.
L’Impero ottomano dovette cedere tutti i suoi possedimenti territoriali, della cui sorte, avrebbero deciso le potenze vincitrici del primo conflitto mondiale, così il governo britannico approvò la costituzione di un protettorato britannico nella Palestina del dopoguerra, il ministro degli esteri di Gran Bretagna, Arthur James Balfour, scrisse questa dichiarazione a Lord Walter Rothschild, presidente della Federazione sionista di Gran Bretagna:
Egregio Lord Rothschild,
Sono molto lieto di trasmetterle, a nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni ebraiche sioniste, che è stata sottoposta al Governo e da esso approvata: “Il governo di Sua Maestà guarda con favore all’istituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, fermo restando che nulla dovrà essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina o i diritti e lo status politico di cui godono gli ebrei in qualunque altro paese”.
Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della Federazione sionista.
La formula del “focolare nazionale” trattava della promessa di aiutare gli ebrei a creare un proprio stato, o della semplice intenzione di garantire una loro autonomia in Palestina? Il protettorato dà molta meno libertà della colonia e la Gran Bretagna non riuscì a dare seguito alla promessa, fatta alla popolazione ebraica, di dar loro uno Stato.
Con queste premesse, unite agli interessi strategici sulla bilancia dei potenti internazionali, contrari allo schierarsi e precludersi altri vantaggi da una o l’altra parte, si arriva alla Risoluzione 181 dell’Assemblea generale dell’Onu, il 26 Novembre 1947, che stabiliva la divisione in due della Palestina e la creazione dello stato di Israele.
La Risoluzione, molto impegnativa e dal contenuto inequivocabile, sollecitava la protezione degli ebrei contro l’oppressione e la discriminazione in ogni paese e dare al popolo ebraico la possibilità di costituire un “focolare nazionale” in Palestina (promessa da Balfour e rimasta disattesa).