(Sali in questa pazza tenerezza che è in me, indossa questa parrucca di allodole e vola!)
© CAFE’ DOMINGUEZ – Voglio dedicare questa charla de Tango a una persona che è gentile nella sua essenza. Una donna, un’amica.
Gentile, dal latino gentilis, ovvero che appartiene alla gens, alla buona stirpe, indicando con ciò non solo la nobiltà ereditaria ma sopratutto quella acquisita con l’esercizio della virtù e di sentimenti elevati. Personalmente la prima non rileva neanche, laddove manchi la seconda.
Riecheggiano in me i versi “Tanto gentile e tanto onesta pare, la donna mia, quand’ella altrui saluta… e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare… “ [Vita Nova, XXVI Capitolo, Dante Alighieri 1282-1293].
Il Tango, come questa donna (domina), è permeato di una gentilezza profonda, che avvolge di ternura y suavidad quell’amaro desencuentro che sgorga nel vedere i sogni dei suoi eroi infranti dal Fato. Una dolcezza e una gentilezza che vive nei sogni stessi e, quand’anche questi siano destinati a soccombere, si ritrova nel fraterno asilo del Tango e di chi, nelle sue letras, accoglie la confessione dell’eroe sconfitto ma non piegato.
Gentilezza e dolcezza nelle parole d’amore sussurrate all’amato, respiro nel respiro, anticipazione di un momento che verrà, ancora un sogno che nell’emozione dell’attesa diviene già realtà. Già, le emozioni, l’unica realtà vera, nel grande sogno collettivo della vita… “Accarezza il mio sogno, il soave mormorio del tuo sospiro, come ride la vita, se i tuoi occhi neri vogliono guardarmi!…”. [El día que me quieras, Canción 1935, Música: Carlos Gardel, Letra: Alfredo Le Pera]
Gentilezza e dolcezza suavidad y ternura nel vivere la magia di un incontro a lungo atteso, come accadde a José Maria Contursi, che vide coronare il suo sogno d’amore solo molti anni dopo il primo incontro, quando forse ormai nessuno dei due lo avrebbe più sperato “… I tuoi sogni e la mia voce e la nostra timidezza che trema soavemente sul tuo balcone…” [Cristal, Tango 1944, Música: Mariano Mores, Letra: José María Contursi].
La gentilezza è uno stato dell’essere così raro e profondo da permanere qualunque cosa accada, da alimentare il sogno vissuto e apparentemente perduto anche quando l’altro è stato strappato altrove dal Destino. E d’altra parte, cosa v’è di strano nel dire questo, posto che l’emozione è e tutto il resto, comunque sia, è sogno? Se l’emozione è viva e profonda, resa nobile dalla gentilezza e dalla purezza dell’Amore, che senso ha parlare di presente e passato? “Lei è il mio passato e il mio presente” dice questo Tango. “… Lei è un’ombra che attraversa la mia mente quando per caso la nomina. È il mio passato, è il mio presente. E io non riesco a dimenticarla… Arriva di nuovo l’inverno, e la mia vita senza amori. La sua voce non mi chiama più, e non sento le sue tenerezze, così pure. Che vuoto che rimasto in me!… ” [Igual que una sombra, Tango 1946 , Música: Osvaldo Pugliese, Letra: Enrique Cadícamo].
Le sue tenerezze così pure. Purezza d’animo, gentilezza.
Gentilezza e dolcezza che suscitano l’Amore, che continuano a dargli vita nell’assenza dell’Amato e che possono riportare all’Amore e alla vita anche chi ha ormai perso ogni speranza “… Tu… con la magia del tuo amore e della tua bontà… Tu… mi hai insegnato a sorridere e a perdonare… con i tuoi baci… la tua tenerezza… la tua emozione e la tua fede, hai compiuto il miracolo di cancellare il passato… quel lontano passato oscuro, che mai sarà. .. mai… mai più tornerà”. [Tú, Tango 1949, Música: José Dames, Letra: José María Contursi
Ci saranno momenti di smarrimento, per aver vissuto dei miseri tormenti, per essersi dati con tutto il cuore a chi non meritava tanto “Sono stato in grado di donarmi completamente ed è per questo che mi ritrovo a pezzi e mi ritrovo abbandonato. Perché mi sono dato, senza guardare a chi mi davo e oggi ho come premio di ritrovarmi in ginocchio…” [Gólgota, Tango, 1938, Música: Rodolfo Biagi, Letra: Francisco Gorrindo].
Sebbene non vi sia gentilezza e dolcezza né nel sogno né nel suo ricordo in questi casi, sarà allora un personaggio del Tango ad accoglierti, a volte uno sconosciuto, un avventore o un barista, a volte un amico. Altre volte un’immagine che rappresenta forse la tua stessa Anima, o forse, come in questa letra, è l’immagine simbolica della femminilità assoluta, la Luna, che esprime tutto ciò che l’Eroe sconfitto vorrebbe trovare nell’Amore dopo tanto penare: purezza, sogno, dolcezza; gentilezza.
“Vecchia luna ti amo come nessuno, come nessuno ti amerà. Sai che è un segreto il dolore che nelle notti di luna piena ti ho confessato dolcemente . Sei sempre la più bella, la mia poetica amica, bianca, morbida, discreta, sognante, gentile. Se vedi che sono triste, mi accarezzi, mi baci e accendi le lanterne nel mio povero sobborgo…” [Vieja luna, Tango, Música: Arturo Gallucci, Letra: Celedonio Flores]
Quando sei affranto, senza speranza, è infine il Tango che ti abbraccia, con le sue stesse parole, il suo nobile amore, la sua gentilezza e ti è grato per il tuo ascolto, la tua condivisione “… Vieni… parliamo, ascolta un po’. L’umanità è sopraffatta. Non si può più, mio folle fratello, cercare Dio negli angoli… Lo hanno portato via, lo hanno rapito e nessuno paga il suo riscatto! Vieni, c’è una tempesta fuori, di tanta gente senza pietà, di tanti esseri senza cuore… È uno stupore avere la tua spalla e la tenerezza è un miracolo… Sentire la tua mano fraterna! Sapere che sempre per te… Il bene è bene e il male è male!…” [A un semejante, Tango, Música y Letra: Eladia Blázquez].
E’ il Tango che, cercando di rincuorarti, ti invita a riflettere che la vita è bella in sé e che nella tragica rappresentazione del vivere, laddove v’è gentilezza, purezza di animo, sincerità, anche il sogno effimero è redenzione perché, vada come vada, è solo l’Amore per l’Amato e sopratutto per la Vita che può dare un senso al vivere. Vivere amando, oppure non vivere.
“… Perché sono un intero circo? Perché sei così triste, anima amica … Anche la tenerezza di un bel fallimento redime nella tragedia greca del vivere… colui che ha amato di più soffre ed è incoraggiato dall’amore stesso ad insistere!” [Soy un circo, 1980, H. Stamponi, H. Ferrer)
Sì, lo so, a questo punto penserai che io sia pazzo, e forse hai anche ragione: pazzo a dirti che la vita è solo un Grande Sogno dove si s’accendono e si dissolvono i nostri piccoli sogni soggettivi, che l’unica cosa vera e reale sono le emozioni e che solo quelle che nascono dall’Amore, sopratutto dall’Amore per la Vita, sono talmente intense e belle da dare un senso al vivere e che, vada come vada, ci incoraggiano a vivere ancora ed ancora amare la vita, qualunque cosa accada.
Hai ragione: sono folle! E così, per concludere, lascia che mi dedichi questa ballata, la ballata per un folle.
“… So già che sono impazzito, impazzito, impazzito … Io guardo Buenos Aires dal nido di un passerotto; e te ho visto così triste … Vieni! Vola! Senti! la pazza illusione che ho per te. Pazzo! Pazzo! Pazzo! Quando imbrunisce nella tua solitudine porteña, dalla riva del tuo lenzuolo io verrò con un poema e una trombone a svegliarti il cuore. Pazzo! Pazzo! Pazzo! Come un acrobata demente salterò sopra l’abisso della tua scollatura fino a sentire che ho fatto impazzire il tuo cuore di libertà … Sali in questa pazza tenerezza che è in me, indossa questa parrucca di allodole e vola! Vola con me ora! Vieni, vola, vieni!…” [Balada para un loco, Tango – polca, 1969, Música: Astor Piazzolla, Letra: Horacio Ferrer]
Vieni, vola, vola con me. Prendi la donna, l’uomo che ami e balla questo Tango, senza schemi, creando con lei un irripetibile volo, qualunque sia lo stato d’animo che ora ti accompagna, e abbandonati ad una emozione intensa, che ti illumini, infine, di gioia profonda.
© Andrea Sardi RIPRODUZIONE RISERVATA