Foto di Pete Linforth da Pixabay
L’EDITORIALE – Per questo novembre piacevolmente estivo, in quanto l’inverno stia ritardando ad arrivare, guardiamo con fiducia ai giorni che verranno dopo il tema della cultura, che sembra, con nostra grande gioia, aver suscitato entusiasmo e piacevolezza ai nostri affetti più prossimi.
Visti alcuni cambiamenti che sembrano tornare a prima delle chiusure per lockdown, andando a quello
delle future menti da coltivare per la scuola a quello delle superdonne della politica, che gradite ai più, possono ricoprire ruoli con una certa autorità, ho pensato all’atto che prima di effettuarsi si
convince da solo nei nostri pensieri: la scelta.
La scelta ha un grandissimo excursus culturale nella storia del mondo.
Tuttavia credo sia molto più frequente di quanto possiamo pensare: essa è anticipatrice della decisione, dal latino decidere, passando per re-cidere significa tagliare.
Il famoso detto “dare un taglio” ha in sé un agoniato senso di leggerezza rispetto alla condizione
precedente, ciò significa semplicemente che optiamo per un qualcosa che ci sembra migliore, accettabile e utile.
Qui, ho riscoperto, nei miei viaggi, alcuni intellettuali che al momento di enunciare nuove teorie,
specialmente nel campo umano, si trovavano volutamente a puntualizzare princìpi di altri pensatori
precisando come essi mancassero di un atteggiamento retroattivo. Spieghiamoci meglio:
se noi parlassimo con una persona cara delle nostre passioni, interessi e professioni, il nostro cervello
automaticamente e in maniera inconscia escluderebbe ciò che sembra non essere rilevante;
un erudito letterato non è ovviamente ingegnere, eppure non argomenta del perché non ha fra le sue
corde la matematica, dice semplicemente di essere scrittore, poeta o giornalista.
Ecco, questo è solo un piccolo esempio di come una cosa la si possa vivere sotto molti punti di vista.
C’è chi vive per le proprie convinzioni e chi sposa quelle degli altri, oppure c’è chi dà importanza alla
professione e chi invece in maniera esclusiva all’amore.
È insito nella umana natura volere o essere più cose, ma la scelta se applicata con discernimento, porta a
risultati migliori.
Nella mia breve ma intensa vita, ho incontrato musicisti con titoli accademici specializzati nella musica
classica, altri senza nessuna certificazione, ma la mia curiosità non si è accesa solo quando io ho realmente imparato a relazionarmi con la musica nell’interazione fra questi due mondi, bensì quando mi sono accorto che nella maggior parte dei casi, gli accademici preferivano restare nel loro ambiente.
La cosa potrebbe accadere anche a chi della musica non conosce nessuna definizione ma ne sa molto e
suona in maniera eccelsa. Capii che la preferenza era un “prerequisito” della scelta.
Vedete qui sta la cosa più divertente: questo dualismo tra musica accademica e non, non era vero, fu solo
l’unica scelta che mi fu proposta per comprendere il mondo musicale.
Al tempo, le vere domande da farsi sarebbero state:
Ma è veramente così? Le cose son divise o è un mio condizionamento? E se fosse un condizionamento,
come probabilmente è, sarebbe possibile ritrattare questa visione della cosa?
La risposta è si … e aggiungo, è possibilissimo!
Trasponiamo questo esempio in tutti i settori che immaginate e vi renderete conto che a farne le spese son le nostre giovani, semplici e raggirate menti. Nello specifico il grande sacrificato è il genio umano.
Negli ultimi trent’anni, quando molti di noi erano piccoli e altri neanche nati, nel campo delle neuroscienze si cominciò a palesare la scelta come una illusione.
Ciò non sembra possibile.
Viene rabbia a pensare a quante persone non hanno potuto avere la vita che meritavano, a quelli a cui è
stata interrotta per disgrazie, e a chi meriterebbe molto meno di quello ha o a chi semplicemente non si
accorge di quanto bene riceve.
Bene, sembra che stiamo disquisendo su delle banalità, ma sostituirei, personalmente, la parola banale con ovvio. Ora accompagniamo la parola ovvio a questa: probabilità.
Noi desideriamo qualcosa, protendiamo verso quell’idea nella speranza di aumentare la probabilità di
divenire quell’idea … questa è l’intima giustificazione di una nostra possibile scelta, e lasciando stare quello che di brutto potrebbe accadere, che mai sia nelle nostre menti solo la negatività perché dovete sapere che noi umani siamo peggio delle calamite.
Se la preferenza orientata dal modo di essere, anticipa la scelta che porta a una decisione, questo taglio
non è perduto per sempre … possiamo ricucire ciò che crediamo perduto.
Ad alcuni di noi sembrerebbe destino ma la cosa più difficile da comprendere, non sta in quello che gli altri chiamano il tanto dichiarato “prezzo delle proprie scelte”, quanto nell’agire dentro queste e coesistere con quelle degli altri.
Non si tratta di avere risposte ma di cominciare a capire che quello che noi abbiamo scelto è la migliore espressione possibile che, al momento della scelta, abbiamo creduto di dover e poter fare.
Tutto è in ritrattazione, sempre e comunque, e ricordando di non essere i soli protagonisti di questo
universo, possiamo scegliere con chi issare le vele quando le difficoltà soffieranno contro la nostra barca.
Che mai pensiate di esser soli, ci si somiglia più di quanto crediate e che mai desideriate esser altri che voi
non siete.
Che la scelta di questo viaggio sia l’inaugurazione, per esprimere la nostra migliore versione.
Paolo Cavaleri