di Andrea Sardi
E così mi viene in mente questo tango, un tango contemporaneo, di cui tuttavia non ho trovato una incisione online. “La tua vita stava lentamente comprendendo, soffrendo ogni giorno, temendo di capire, che sei solo un uomo in più tra tanti uomini; forse è questo che devi imparare. Impara… che il destino non è mai nostro, che si toccano le stelle o si abbraccia la solitudine… E che il sole non ti dora mai le guance per tutto il tempo in questa vita, che quell’amore va e viene… Guardati faccia a faccia allo specchio, datti un buon consiglio, che ti faccia fremere: il meglio inizia da sé stessi. Grida con ottimismo “Vivere è imparare!”” [Aprender, Tango, Música: Mario Valdez, Letra: Marta Pizzo].
Imparare ad essere umili: “sei solo un uomo in più tra tanti uomini”. Imparare a vivere il sogno e le sconfitte, poiché “il destino non è mai nostro, … si toccano le stelle o si abbraccia la solitudine”.
Imparare ad essere responsabili, a non incolpare il resto del mondo se qualcosa non va, poiché, anche se non possiamo dominare il destino, “il meglio inizia da sé stessi”, ovvero se si vuol migliorare le cose, dobbiamo proprio iniziare da noi.
E tutto questo come? Come diceva mio padre: con l’esperienza. “Ho imparato tutto il male, ho imparato tutto il bene, so del bacio che si compra, so del bacio che si dona… l’esperienza è stata la mia amante; la delusione, la mia amica…” [Las cuarenta, Tango 1937, Música: Roberto Grela, Letra: Francisco Gorrindo].
Così canta un uomo ormai anziano, mentre torna al luogo natio, portando con sé, con lucida amarezza, le legge della vita, per quella che è stata la sua esperienza e conclude dicendo: “… Oggi non credo più nemmeno in me stesso, tutto è un inganno, tutto è falso. E colui che sembra migliore è uguale agli altri. Ecco perché non dovresti sorprenderti se qualche notte, ubriaco, mi hai visto camminare a braccetto con chi non avrei dovuto”.
Quante volte ho sbagliato? Quante avrei voluto già sapere come agire? I primi errori che ricordo sono di una adolescenza smarrita difronte ad acerbi tormenti d’amore: “… Come imparare ad amarti, dimmelo mia cara se non me lo permetti! Come imparare ad amarti! Se non mi guardi nemmeno, se non mi baci nemmeno… Se il tuo sorriso gentile non accarezza la mia vita, se neanche la tua voce mi sussurra come una carezza, dolce bene… Come imparare ad amarti, se non ti avvicini al mio cuore!…” [Cómo aprender a quererte, Tango 1964, Música: Carlos Lucero / Javier Mazzea, Letra: Carlos Lucero / Javier Mazzea]
Certo, ho imparato a “stare al gioco”, e rendermi conto che a volte si osa troppo: “… Quando la fortuna è contraria, è inutile rischiare, si deve imparare a rimpicciolirsi, imparare a stare al gioco. Sei nuovo alle carte, ma quando avrai vissuto, avrai imparato appena che spesso il cuore va troppo oltre…” [Aguas turbias, Tango 1942 , Música: Alfredo Attadía / Orestes Cúfaro , Letra: Francisco Gorrindo]j.
Ho sbagliato, anche io ferendo, perché nessuno è innocente: “…non sapevo riconoscere i miei inganni, con il passare degli anni. E oggi mi manca più che mai. Lo giuro, andrò a cercarla come un matto, distruggendomi a poco a poco, finché non la trovi. Non voglio rendere la tua notte amara, amico, ma tutto è più forte di me. Cento pugnali lacerano la ferita dei miei sentimenti e del mio cuore. Ha portato la pace nella mia vita, tante cose il suo amore mi ha insegnato. Se potessi tornare al suo fianco, la bacerei sugli occhi, chiedendole perdono”. [Esta noche de copas, Tango, Música: Juan Carlos Howard, Letra: José María Contursi]
A volte, smarrito, anche io mi sono sentito: “…un altro lupo, che ha dovuto imparare a non piangere, a sapersi far valere … La strada mi ha insegnato i suoi denti e la sua legge! E quello che volevo, quanto caro l’ho pagato!” [Un lobo más, Tango, Música: Osvaldo Avena, Letra: Héctor Negro]
E così, tornando “a la casita de mi viejos”, spesso provo quel magone che accompagna una domanda senza risposta: “Che senso ha la mia vita, a cosa è servito tutto quell’agitarsi, quel combattere, quel cercare disperatamente di realizzare i miei sogni?”. Come dice quel tango: “Torno sconfitto alla casetta dei miei vecchi. Ogni cosa è un ricordo che si agita nella mia memoria. I miei vent’anni mi hanno portato lontano… Follie giovanili, mancanza di esperienza…… fui un viaggiatore del dolore, e nel mio cammino sognante, ho compreso il mio mal di vivere, e ogni bacio l’ho cancellato con una coppa, perché le donne sono sempre quelle che uccidono l’illusione e in un gioco di illusioni ho condiviso il mio cuore…. “ [La casita de mis viejos, Tango 1932, Música: Juan Carlos Cobián, Letra: Enrique Cadícamo]
E’ in momenti come questi che si siede accanto a me Homero Expósito. Ci versiamo un bicchiere di vino e lui mi racconta: “… È la legge della vita il divenire. Ciao, è finita!… Abbiamo già usato i proiettili e il fucile. Ti ho insegnato come trema la pelle quando nasce l’amore, e di nuovo l’ho imparato; ma nessuno vive senza uccidere… Vivere è cambiare, in qualsiasi vecchia foto lo vedrai… Ciao, è finita!… dai un taglio all passato e inizia. La nostra non fu né vittoria né sconfitta. Era solo vita, niente più…” [Chau no va más, Tango, Música: Virgilio Expósito, Letra: Homero Expósito, 1976, 1980]