di Andrea Sardi
CAFE’ DOMINGUEZ –
Amica, amico mio! A volte penso che il Tango affermi attraverso la negazione, che per questo sia dotato anche di una sottile ironia. In fondo, molti di quelli che hanno conosciuto la sofferenza hanno sviluppato questa dote, quasi a schermire con il Fato che con loro ha usato la stessa arma. Il Tango lo fa con un vigore che è, a sua volta, quasi una negazione del termine con cui si indica questa figura retorica (litote, dal greco litótes semplicità, attenuazione e litós semplice). Contrasto nel contrasto.
Il Tango parla della perdita del sogno e nel farlo lo rende vivido di emozioni, così intense che ti pervadono, riverberano in te e, se anche il tuo cuore fosse divenuto di pietra per il dolore, lo avvolgono nei ricordi, accesi da sensazioni tattili, profumi, colori. Così rivivi quei momenti negati per non soffrire ancora e finalmente ti lasci andare, ti liberi da quel peso che è in te. Ti commuovi e, a volte, piangi. Il Tango canta la perdita della speranza e mentre lo fa racconta di quella fede assoluta provata per l’Amore ormai perduto, così come parla del tradimento per raccontarti del legame profondo di fiducia che ti ha unito nell’amicizia e negli affetti più cari. Strano personaggio il Tango. Potresti dire che sia un pessimista incallito, un deluso, uno sconfitto dal vivere, quando in realtà continua ad amare e celebrare la vita in ogni sua strofa, così come, spesso, rilancia in un nuovo sogno la scommessa con il Fato.
Ascolta le parole di questo tango: “Uno, cerca pieno di speranza, il cammino che i sogni han promesso al suo anelito, sa che la lotta è crudele ed è dura, ma combatte sino a sanguinare, sostenuto da una fede ostinata, … nel desiderio di donare il suo amore, soffre e si distrugge sino a comprendere che è rimasto senza più cuore…Prezzo della punizione che si sconta .. per un amore che ti ha ingannato…”.
Vi è tutto: la fede, una convinzione incondizionata che permea ogni logica, nella relazione di amore verso il Divino e anche verso la Donna idealizzata, la speranza proprio sostenuta da questa fede e persino la fiducia, che si costruisce e si conquista nella relazione di ogni giorno; forse, quest’ultima, messa in secondo piano, abbagliata, proprio da quella falsa fede che inibisce una valutazione vera di ciò che è, in favore di ciò che vorremmo fosse (e su questo argomento, tu mi comprendi, potremmo sia scrivere sia una tesi come pure, per dirla con le parole di un amico, “stendere un pietoso tendone da circo”…).
“Che disincanto profondo, che delusione totale, che voglia di buttarsi in terra e mettersi a piangere, Stanco di vedere che la vita sempre deride e fa a pezzi il mio canto e la mia fede… sento ancora mia madre, la sento tradirmi, perché la vita mi ha negato le speranze che nella culla mi ha cantato…”.
[Desencanto, Tango 1936, Música: Enrique Santos Discépolo, Letra: Luis César Amadori / Enrique Santos Discépolo].
Ancora una volta, nel Tango, troviamo la fede, la speranza, sentimenti che vanno ben oltre la fiducia, talmente vivi e forti da rendere straziante e insopportabile il tradimento. Che poi, il tradimento ultimo cantato in questo tango è la morte stessa della madre, unico essere degno di amore conosciuto nella sua vita. Forse anche lei, ormai lontana per sempre, idealizzata, come indirettamente riconosce il poeta usando le espressioni “il suo amore è l’unico che ho raggiunto” (deve aver lottato anche per questo!) e la parola “illusione”. “… il suo amore è l’unico che ho raggiunto, e quando l’ho raggiunto, mi ha tradito. Io avrei dato la vita per salvare questa illusione. Era l’unico sole di speranza che ha avuto la mia fede, il mio amore… Sogno benedetto che mi ha tradito”
La Madre, figura femminile mitizzata e perduta, e gli amici sono gli unici riferimenti che il Tango ha nella sua vita, pur con la consapevolezza che anche questi ultimi non sono infallibili, o forse anche sono soltanto fugaci illusioni.
E gli altri, la gente? Non danno molta speranza né sono degni di fiducia: “Ci sono volte che nella vita sarebbe meglio fingersi cieco, per non vedere i tradimenti che feriscono sentimenti e morale. Niente è più come prima, ognuno ha il suo prezzo, e può tradire la fiducia e l’amicizia, cui si brinda, talvolta… Tutto, oggi si compra con i soldi. Non c’è né giustizia né amicizia.” [Traiciones, Tango, Música: Luis Torres Rojas, Letra: Luis Torres Rojas].
Se la fede sostiene la speranza, la fiducia mal riposta ed una sorta di delirio di onnipotenza _ che poi è “cieca ed assoluta falsa fede in se stessi” _ sostengono le illusioni che s’ingenerano anche grazie a cattivi incontri: “Ti sei persa per colpa del tuo cattivo incontro, ragazza, che ora causa il tuo smarrimento e pianti e pena!… Di una vita ridente ti hanno parlato, e alla fine…hai dimenticato, la tua vecchia e il mio amore! … Per seguire le tue stupide ambizioni, hai distrutto per sempre, le mie illusioni dorate…”
[Mala junta, Tango, Música: Julio De Caro / Pedro Laurenz, Letra: Juan Velich]
A bordo, un marinaio mi diceva di tanto in tanto, quando restavo deluso: “Signore, fidarsi è male e non fidarsi è meglio”. Eppure, lottando e sorridendo, a volte soffrendo e piangendo, sono andato avanti, ed ho continuato, sino ad ora, ad amare e a fidarmi. Ho vissuto, come direbbe quel tango, a pieno: “Ho vissuto cadendo e rialzandomi, girando per il mondo, vivendo il mio destino… E nelle difficoltà lungo la strada, l’esperienza mi ha aiutato, anche perché ho capito che nella vita, per non sciupare le scarpe, non resta che andare in ginocchio… Erano i suoi occhi di cielo, l’ancora più bella, che legava i miei sogni; era il mio amore, ma un giorno, è andata via dalla mia vita, ed è diventata solo un ricordo…”
[Qué me van a hablar de amor, Tango 1946, Música: Héctor Stamponi, Letra: Homero Expósito].
Buon Tango, amico, amica mia.