Foto di Gerd Altmann da Pixabay
L’EDITORIALE – Al rincominciamento di questo percorso che sta formando tutti noi, auguro che saremo pronti a mostrarci per ciò che desideriamo.
Il giornale, è si un organo informativo per sua natura, ma allo stesso tempo una sezione comunicativa
esclusiva e personale che ha il facoltativo merito, se vuole, di includere quanti più pensieri siano aperti al
confronto.
Aprile, sarà il mese dei nuovi eventi e aperture, come il nuovo studio della redattrice e fotografa Heusch, e
soprattutto delle rinnovate iniziative che per natura artistica e solidale si prestano alla ricostruzione del
tessuto della società civile: il DONARTI Festival, dove Pazy come vignettista ha dato il suo forte contributo.
Dopo l’identità, quindi del legittimo e personale sguardo sul mondo, ci siamo chiesti se sia possibile unire
questo a quello degli altri.
Come dico sempre: “ Ciò che in tutto è ma non si palesa mai sola, perché tutte le professioni forma, e se ben adoperata un asso in più si avrà ” .
Ecco, non è un caso che la Redazione abbia in sé un suo cardine:
“ Comunicare è dare valore ad ogni contenuto di qualità ! ”
Se è nei momenti più bui che trovar luce è difficile, forse è affinando il modo che sarà possibile cercare di
comprendere il mondo circostante.
Sarebbe sciocco credere che tutto in una volta si possa comprendere ogni cosa, ma personalmente ho
trovato sollievo in alcune parole di un personaggio che ultimamente si è affacciato nel mondo televisivo.
[PER IL FOCUS SEGUI LE PAROLE IN GRASSETTO]
-“L’obiettivo che io perseguo è quello di creare in Italia, quella che Habermas chiama, una situazione
discorsiva ideale. Vale a dire una comunità politica che discuta liberamente di qualunque argomento senza subire intimidazioni, minacce, violenze psicologiche e senza lasciarsi irretire da offerte di denaro, perché la libera discussione può essere soffocata, non soltanto attraverso la violenza e la minaccia, ma anche le offerte economiche e guadagni sempre crescenti.
Se vogliamo capire cosa sia una situazione discorsiva ideale dobbiamo pensare a quello che accade in un
gruppo in cui si fa una teoria psicanalitica. È un momento in cui le persone sono libere di dire qualunque cosa, senza paura di essere minacciate, offese o insultate. Dal mio punto di vista, una società libera, è una società in cui esiste una situazione discorsiva ideale … quindi la prima domanda che dobbiamo porci è: ma in Italia oggi esiste questo? Chiaramente no.
In primo luogo dobbiamo capire che cosa sia la violenza simbolica, è una forma di violenza che viene
esercitata con la complicità della vittima. Se io accettassi di rispondere alla stessa domanda a cui ho
risposto per cento volte, sarei complice di questa violenza: in questo momento è in atto una macchina
intimidatoria per limitare il libero dibattito.
Vogliamo creare un paese più libero, come si fa?
In primo luogo si devono fornire alle persone nuove categorie interpretative perché il potere ha stravinto quando convince sessantadue milioni di italiani che non esista alcuna alternativa alla conduzione della guerra in Ucraina rispetto a quello che viene proposto dal governo. È questa la narrazione dominante, un solo modo di gestire questa crisi, che l’Unione Europea e gli Stati Uniti non hanno alcuna responsabilità, ma dovremmo invece aiutare le persone a pensare diversamente, a pensare che possano esistere delle soluzioni alternative, e qui uscirà sul Fatto Quotidiano un mio manifesto per la pace con cinque proposte concrete per provare a uscire da quest’inferno, ecco questo non piace al governo perché si rende criticabile.
Se sessantadue milioni di italiani pensano che il governo Draghi non avesse alternative, esso non perderà
mai un voto.
Questa è la vera posta in gioco … dietro ci sono degli interessi enormi, tra cui anche interessi elettorali
perché se agli italiani tu fornisci un’interpretazione alternativa della guerra in Ucraina, automaticamente tu
rendi criticabile il governo, l’Unione Europea, la NATO. Ci dev’essere soltanto un unico modo di pensare” – .
Si tratta del professor Orsini, accademico, sociologo e studioso di quelli che, nella mia superba e stupida
arroganza, ho chiamato schemi di psicologia collettiva applicata.
Di questo ultimo mese sappiamo dell’invasione della Russia dell’autocrate Putin nei confronti dell’Ucraina, e non me ne vogliate se sto ad accennare di questo, ma credo sia molto interessante il modo in cui questo “intellettuale italico” parla, analizza, e si … comunica.
– Offrire alle persone nuove categorie interpretative –
Che cos’è la comunicazione se non il rapporto fra un modello culturale acquisito, quindi personale e/o
collettivo, e il risultato di come questo cambia, persiste o muore quando interagisce con gli altri?
Può il Logos, inteso come ragionamento, strutturare una necessaria e legittima credenza mentale, e allo
stesso tempo arricchirsi, tramite una delle poche cose che fanno crescere come l’interazione?
Personalmente credo di non aver mai fatto altro in vita mia se non interagire, e non posso non crederci, ma forse non sempre l’altra parte comprende noi.
Non so se si tratti di protocolli prestabiliti o progetti di vita socialmente accettabili (titoli, prestigio, soldi,
potere) che magari vi fossero per tutti (siamo figli di questo sistema) ma posso dire con certezza che l’uomo ha la forza di creare questo, e magari andare oltre le apparenze.
Anche qui v’è molto da dire:
il vestiario con i suoi colori, l’estrazione sociale e il modo di pesare le parole da dire, il loro tono, uno
sguardo storto, uno fisso, una mano ferma, delle braccia incrociate o delle mani che abbracciano.
In sintesi, quella che negli ultimi vent’anni viene chiamata Programmazione Neurolinguistica o PNL.
Aggiungete cinquant’anni di studi psicanalitici sull’interazione fondamentale tra i due emisferi cerebrali,
quello destro e sinistro, senza dimenticare il test dei colori di Max Lusher o il modo di interpretare la
personalità dalla scrittura, espresso dal test della Croce di Pulver, e avrete una parziale definizione di che
cosa sia la comunicazione per capire come comunichiamo.
C’è un’espressione a me cara rimasta impressa, era per un bellissimo esame, si chiamava Etica della
Comunicazione:
“L’uomo è un essere comunicante … noi siamo animali sociali, per questo è impossibile non comunicare”
Quanta arroganza annullata in una equiparazione con gli animali, sembra che non siamo molto di più, per
questo quando guardo ad essi, nei loro occhi gialli e felini, nelle zampe canine sporche di una casa appena pulita e in bocche che di parole non hanno bisogno, penso sempre che negli obiettivi da perseguire, a volte, mi chiedo se tutti noi, desideriamo davvero altro o crediamo di volere qualcosa … e sapendo già la risposta ma concedendomi ad essa dopo un po’, credo che tutte le parole, i gesti e gli impervi o impossibili tragitti siano fatti comunicando tra di noi solo per essere amati e sentirsi parte di quel che c’è.
Paolo Cavaleri