di Andrea Sardi
Per la Rubrica “CAFE’ DOMINGUEZ”- Recuedos
“Recuerdo”. “A la sombra del recuerdo”. “A tu recuerdo”. “Acuarelas del recuerdo”. “Aferrado a ese recuerdo”. “Cafecito del recuerdo”. “Entre los vinos tu recuerdo”. “Flor del recuerdo”. “La cruz del recuerdo”….
Il tango celebra il ricordo, nei titoli e nelle sue letras (testi) come uno degli elementi fondamentali ed effimeri (che paradosso, no?) della vita.
L’altro è il sogno: “Sueño azul”, “Sueño de adoquín”, “Sueño de amor”, “Sueño de ángel”, “Sueño de arrabal”, “Sueño de barrilete”, “Sueño de cupé”, “Sueño de juventud”, “Sueño de morocha en conventillo”, “Sueño de muñeca”….
E la vita scorre, istante per istante, sospesa tra sogno e ricordo.
“Ieri cantarono i poeti/ e piansero le orchestre/ nelle notti dolci dell’amore romantico,/ quando la dissoluta fragilità della gioventù/ prigioniera di un incantesimo di donna,/ spezzò i sogni nel bar del quartiere sud,/ uccidendo la sua canzone,/ bruciando l’illusione del suo dolce amore./ Donna… del mio migliore poema…/ Donna! Non ho mai avuto un amore./ Perdono! Se sei la mia gloria ideale./ Perdono! Sarai il mio verso d’inizio…“. [“Recuerdo”, Tango 1924, Música: Osvaldo Pugliese, Letra: Eduardo Moreno]
Che poi, se ci pensi bene, anche il ricordo, così come il sogno, niente ha d’oggettivo: tutto si trasfigura nell’istante stesso in cui ci relazioniamo con il mondo, e ad ogni cosa diamo, inconsapevolmente, una coloritura particolare ed unica, spesso intrasmissibile. Anche a riuscire magistralmente in questa impresa, comunicare esattamente ciò che è in noi, qualunque cosa esprimiamo è destinata ad essere reinterpretata dall’Altro, rivissuta, ricolorata. Paghiamo così la nostra meravigliosa individualità: al prezzo di una dolorosa solitudine. “Ricolorata”, ho scritto. I ricordi sono acquarelli, dice un tango.
“Nell’acquerello di tutti i miei ricordi/ la mia vita semplice di un tempo/ è come una stella./ È la nostalgia di due occhi neri/ sul balcone fiorito dei miei desideri./ È la tenerezza che facesti nascere nel mio desiderio/ è il sogno della tua risata./ È la dolce litania d’altri tempi/ che nelle mie tristi delusioni/ mi racconta la sua emozione …/ È la sottile pioggerellina di petali che cade nel paesaggio del mio cuore…” [“Acuarelas del recuerdo”, Tango 1938, Música: Marcos Brizzio Córdoba, Letra: Efraín Bischoff].
Il ricordo e il sogno sono acquarelli che si ripropongono in ogni tango, in ogni storia della nostra vita, vividi ed evanescenti ad un tempo, colori stemperati nelle lacrime della nostalgia, nella pioggerellina struggente che d’un tratto avvolge tutto e scende in te, “nel paesaggio del tuo cuore”.
Le Pera, che con Carlos Gardel costituì un prolifico connubio artistico, introduce delle pennellate più accese:
“La mia ragazza era un fiore provocante/ più bella d’un giorno indorato dal sole/ Trecce nere/ sguardo inquieto ed errante/ bocca fremente di fuoco e d’amore/ Per conquistarla ho rischiato la vita/ non valeva la pena di vivere senza di lei/ Battendomi con altri rivali in una rissa/ pensai che sarebbe stato dolce morire per lei/ Tempo antico, compagnia fuggente, dove siete?/ Florida giovinezza che anelo/ lungo i tuoi sentieri di oblio/ camminano visioni che rimpiango/ sogni amati che si allontanano/…” [“Recuerdo malevo“, Tango 1933, Música: Carlos Gardel, Letra: Alfredo Le Pera] .
Ricordi accesi da una “bocca fremente di fuoco e d’amore”, visioni che si rimpiangono, sogni amati che si allontanano (vedi, ancora qui il sogno e il ricordo che si rincorrono). E del presente cosa resta? Sempre da “Recuerdo malevo”: “Passarono cinque anni, dopo quel primo appuntamento,/ ed il destino beffardo mi obbligò a tornare/ Che tristi gli occhi della ragazzina/ che un tempo mi insegnò ad amare!/ Fummo con nostra sorpresa come due estranei/ la sua bocca appassita ed i miei sospiri/ Difronte alle ceneri delle disillusioni/ è meglio cancellare i ricordi, amico“.
Il presente resta schiacciato dalla sublimazione del sogno e del ricordo. Nel presente si canta la frustrazione della disillusione. Perché questo è il tango: la rielaborazione di una perdita, di un ricordo (forse) vissuto, di un sogno agognato, in modo unico ed irripetibile, da ognuno di noi.
Voglio salutarti con le parole di un poema lunfardo, che in fondo canta il ricordo anche come un rifugio e con un vals che si intitola … “Recuerdo”, anche questo di Alfredo Le Pera e Carlos Gardel.
“Voglio restare, aggrappato a questo ricordo,/ frammento di un passato che custodisco in me/ voglio restare aggrappato a questo ricordo/ città della Plata, dove sei nato… Tango!”. [“Aferrado a ese recuerdo“, Poema lunfardo, Letra: Ricardo Pareja]