di Tiziana Etna
L’insofferenza per la ridotta libertà ci sta facendo sentire la mancanza delle piccole cose scontate, tant’è che anche chi si è adeguato con serenità ha dovuto comunque rinunciare alla colazione al bar, all’aperitivo con gli amici o alla cena di compleanno dell’amica del cuore, ognuno quindi, ha dovuto rinunciare alle solite modalità e trovare soluzioni alternative. La saggezza suggerisce di approfittare di questa situazione per fare altro e in questa ottica, nell’ultimo anno molti si sono annoiati, preoccupati ma anche riscoperti o hanno apprezzato cose nuove.
Sappiamo però, che ci sono cose insostituibili, come ad esempio assistere ad un bel concerto o viaggiare.
Dal punto di vista economico “cultura e turismo” sono i settori più bastonati, tutto il fronte dello spettacolo e dell’intrattenimento è in ginocchio, ma benché ci riguarda e anche molto da vicino, non è quello di cui desidero parlare. Intendo parlare di una cosa altrettanto insostituibile e poco trattata: il ballo. Beh! Qualcuno potrebbe dire: se ti manca ballare o andare a ballare, accendi la radio e muoviti no!!? E no! Non sto parlando di espressione corporea o danza e neanche delle serate in discoteca, ma di quel ballo che si fa in due; in coppia, che motiva gli adulti intraprendenti e da da vivere a molti professionisti, gli stessi che da un anno sono inattivi, per non dire disoccupati, alcuni dei quali possono allenarsi solo se i rispettivi ballerini sono congiunti e/o vivono almeno nello stesso comune. Suppongo che non abbia importanza cosa si balla, se si balla in due c’è questa limitazione. Io però ballavo Tango Argentino fino a circa un anno fa e devo dire che all’inizio della quarantena non mi è mancato troppo, questo perchè come spesso succede in ogni contesto, non è che mi fossi stancata del tango, sia mai! Ma ero mortificata da alcuni meccanismi creati dalle persone e non dal tango e quindi avevo già deciso di limitarmi a viverlo in modo intimo e con pochi amici. Premetto che ho avuto la fortuna di cominciare a ballare una decina di anni fa, sotto la guida di due professionisti e sono molto grata ad entrambi: Gianpaolo Antoni ed Emilia Ottaviano; è stata un gran partenza per me dal momento che non avevo mezzi economici per proseguire lezioni oltre l’anno, figli piccoli e situazioni di vita che non mi permettevano di imparare andando sistematicamente a ballare in milonga (si chiama così, ed è sia un tipo di tango che il luogo dove si balla ) e l’ora e mezza di lezione non era l’occasione per conoscere gente o trovare un fidanzato, non per me. Colgo così l’occasione per dire quanto siano state preziose le lezioni dal primo anno per apprendere cose utili al quotidiano, cose come l’empatia e l’abbraccio o il saper camminare su un tacco 12 con eleganza. Per quanto riguarda il tango, gli insegnanti dell’inizio mi sicuramente invitata ad approfondirne il valore terapeutico, sociale e naturalmente musicale; ma io ho imparato poco, perchè ho studiato poco, però ho continuato a viverlo con ogni senso fino ad averne una personale concezione, sicuramente non condivisa dai tangheri puri, ma è come per le religioni, se ci sono principi comuni perchè fare guerre per stabilire chi ha ragione ? Prendiamo i principi comuni e rispettiamoci. Fin quando era possibile ballare, ballavo il mio tango e cercavo di migliorare senza ossessione. Qualche anno fa ho avuto la fortuna d’incontrare Marco e di avere con lui un confronto, la confidenza giusta per sbagliare e riprovare e la possibilità di condividere una passione vissuta con una differente idea del tango, balliamo insieme, ballavamo: è più corretto. Comunque, le nostre differenti vedute ci stavano arricchendo e grazie al supporto e alla guida de maestro e amico Massimo Castro stavamo facendo progressi, sia sul piano umano che tecnico. Ho raccontato il tango, in quanto patrimonio UNESCO in un articolo redatto per il prestigioso periodico Karmanews, chi desiderasse farsi un idea ecco il link:
Volevo imparare a ballare Tango Argentino! Volevo apprendere la sincronia, volevo conoscerne i rituali sociali e come molte donne ero attratta dai tanghi di Piazzolla, di Pugliese o dal cosi detto Tango Nuevo. Lavorando nel settore musicale, inoltre, ampliare la conoscenza degli autori e delle orchestre non mi faceva male, ma parliamoci chiaro, non ho imparato gran chè: “Sorò Blasfema” lo so’…sinceramente sono veramente pochi i tanghi che amo, forse perchè parlano di fatti tristi, gelosie, amori impossibili, non sò, o forse perchè è sempre un richiamo al passato e la mia indole è futuristica e faccio un gran lavoro su me stessa per concentrarmi sul qui ed ora , insomma, personalmente è il ballo che amo: l’ascolto fondamentale dell’altro passo dopo passo, pivot dopo pivot, l’abbraccio avvolgente in uno spazio morbido e l’affidarsi, è la sintonia, la sinergia, il tao che si crea quando due ballerini scandiscono la musica, è questo che amo del tango, motivo per cui, quando entrai nella Neolonga a Roma e vidi ballare come un tango i Pink Floyd ne rimasi affascinata da non riuscire più a smettere di voler provare su qualsiasi musica. Come dicevo sono blasfema per i veri tangheri e lo sono con l’amico Andrea, con il quale ho interpretato tanghi meravigliosi e non la pensa davvero come me; lui forse non è un perfezionista del ballo, e infatti riesce a sopportarmi, ma il tango lo vive con tutte le dimensioni del suo essere e ne ho tanta stima: autori, testi, musiche, lo ama e sa viverlo in modo poetico, letterario e filosofico oltre che musicale. L’amico Andrea Sardi è anche autore del libro “Dieci passi di tango” Feltrinelli e di alcune sceneggiature teatrali sul tema. Mi manca poter fare una bella tanda, ovvero una sequenza di tre o quattro brani di tango, mi manca di chinare il capo in risposta ad un invito a ballare e mi manca indossare vestiti morbidi ed eleganti, ma il tango è molto più di questo e ne sono consapevole, per questo ho chiesto ad Andrea se ce ne voleva parlare un pò ed ha accettato., In questo momento storico in particolare, invito la comunità tanghera a parlarne, a restare appassionati qualsiasi sia la motivazione che ci porta a ballare…. nell’attesa di tornare a camminare abbracciati a tempo di musica.