Quando riusciamo ad apprezzare le piccole cose, ci rendiamo conto di quante poche cose siano davvero grandi.
di Tiziana Etna
Da piccoli quando ci chiedevano “cosa vuoi fare da grande? Ognuno tirava fuori l’immagine di un proprio personaggio preferito, identificandosi, in quel momento senza limitazioni e senza ma, eravamo tutti astronauti, dottori, avvocati. La convinzione di un proprio posto nel mondo si rafforzava con l’adolescenza e la convinzione di poter cambiare il mondo, senza neanche conoscerlo! E intorno ai tredici anni diventavamo tutti delle potenziali stelle del rock, del cinema, della danza, ecc. Per restare nel tema cantautorale del nostro giornale, il brano “quattro amici al bar” di Gino Paoli racconta molto bene ciò che accade, generazione dopo generazione.
Allora, cosa cambia poi? Accade che siamo chiamati a crescere per affrontare una vita fatta di regole pratiche e responsabilità, comincia con la scelta del percorso di studi e lentamente ci misura con le patenti, la vita sociale e le nuove esigenze ricreative, ci rendiamo conto dell’importanza del denaro, tant’è che spesso diventa un’ossessiva priorità, oppure ci innamoriamo e senza nemmeno conoscere il mondo e noi stessi, alimentiamo il desiderio di creare una famiglia propria, il più delle volte cadendo nell’insana convinzione di cambiare l’altro o di diventare ciò che l’altro vuole. Relazionandoci con certe dinamiche è quasi certo che falliremo qualche anno più tardi, per ritrovarsi soli, cresciuti per non dire invecchiati o con il culo per terra a dover ripartire, magari appesantiti da una zavorra di sofferenza e tanta confusione.
Ogni illusione, ogni consapevolezza dei propri limiti ed ogni fallimento, atrofizzano la nostra capacità di sognare, ed è giusto che lo facciano…però solo per un po’! Il tempo di riconsiderare la situazione per aggiustare il tiro, e poi “guai” a chi tocca i nostri sogni, la ritrovata capacità è una conquista.
Il fallimento è umano! Fallire è la cosa più costruttiva che può capitarci. Fallire è umano ed è utile. Ciò che non è utile è continuare a “piangere sopra il latte versato” o per usare un termine di moda, “procrastinare” , cioè rimandare, anteporre una scusa o un’altra, all’azione di scegliere di essere i registi della propria vita.
Nei primi anni 90’ rinforzavamo con la meditazione e la creazione di reti energetiche l’avvenuta “convergenza armonica” e in piccoli gruppi parlavamo del passaggio all’era dell’acquario, esploravamo le pratiche “new age” consapevoli del fatto che il mondo è vario e che ognuno arriva a suo modo e solo per ricerca autentica al metodo evolutivo giusto. Come l’erudizione non è cultura, il dogma non è spiritualità.
Quarant’anni fa si parlava di bambini indaco, bimbi dotati di capacità umane straordinarie, integri, empatici, spirituali, saggi, sensibili e sensitivi, negli anni abbiamo continuato a parlare di bambini speciali con i bambini cristallo e poi con i bambini arcobaleno. Se i primi sono nati negli anni 70/80’ per farci fare un salto evolutivo, gli altri nati negli anni seguenti sono tra noi, ora, per aiutare gli indaco a creare il mondo di domani. Aspettavamo il 2012 perché il calendario maya segnalava la fin di un ciclo di ere ed eravamo certi che non ci sarebbe stata la fine del mondo ma l’ampliamento della coscienza a livello collettivo e l’uscita dall’epoca buia. Seguendo teorie alternative le logiche erano diverse, si trattava comunque di credere e noi credevamo che il passaggio epocale avrebbe inevitabilmente procurato disastri e dolori e che solo attraverso questi avremmo potuto veramente evolvere.
E’ una legge universale! Il principio di “involuzione per l’evoluzione”, la discesa nella materia per l’elevazione dell’anima, possibili grazie al fallimento e al dolore; solo chi conosce il dolore può e sa apprezzare la gioia. Ed ora eccoci qui, costretti a rivoluzionare il nostro modo di vivere, trovando strano incontrare per strada il sorriso di qualcuno senza pensare: ma non ha la mascherina!
Quando si è conosciuto il fallimento e il dolore e si è compreso di quale grande alleato sia, allora ogni piccola cosa diventa grande. Anche il sorriso di una persona sconosciuta. Non mi credete? Per tutti il gesto di un figlio non è affatto una piccola cosa, essere genitore è un continuo dolore, sacrificio, impegno: appagato da una carezza, un abbraccio e un bel voto. Chi ha condotto una dieta ferrea o si è è sottoposto ad interventi ha sicuramente sperimentato fallimento e dolore e se ha vinto, è cresciuto.
Il fallimento e il dolore anche se causati dall’esterno, come nel caso di questo anno difficile per tutti, non sono un buon motivo per congelare la propria vita, bensì l’ottima occasione per ri-animarla.
E’ risaputo, si apprezzano le cose semplici e scontate solo quando queste ci vengono meno. Il natale con i nonni o con le persone che non ci sono più ad esempio, solo quando abbiamo perso qualcuno, specie se inaspettatamente, riusciamo veramente ad apprezzare chi resta.
E anche questo natale e capodanno di zona rossa che ci priva del lavoro, della famiglia larga, degli amici, di situazioni scontate, ci rendono tutti più consapevoli e attratti dalle piccole cose, facendoci capire quanto non siano affatto piccole.
Certo non mi aspettavo un virus devastante che mettesse in ginocchio il mondo, ma come movimentista della new age avevo sentito profezie, storie e ipotesi sul nostro futuro, che sarebbe il presente, in particolare sullo scatto evolutivo ed immaginavo che sarebbe stata dura attraversare il passaggio.
I bambini indaco, cristallo o arcobaleno sono tra noi cresciuti, quarantenni o ventenni e poi ci sono ancora bambini ora, e bambini che dovranno nascere; perchè l’evoluzione non si ferma e malgrado tutto mi sento fiduciosa. Allora possiamo passare le nostre giornate a scrivere post lagnosi sui social, inveire contro lo stato, farne questioni politiche o di complotto, lamentare e lamentarsi soltanto. Oppure, possiamo accogliere questa nuova condizione come l’occasione per rallentare e resettare la propria vita.
Vi siete resi conto di quanto non esista niente di più importante delle piccole cose, quando siamo finalmente in condizione di apprezzarle?