di Claudia Pepe
Tema del mese: Princìpi e Valori
CONOSCERE LA STORIA – Dopo avere lasciato la Polis con i suoi ideali politici di libertà e rispetto delle leggi, con la sua concezione monistica pagana, in cui la religione era un tutt’uno con lo stato, passiamo al dualismo cristiano, ovvero alla prima grande separazione della sfera temporale da quella spirituale.
Nel Vangelo secondo Matteo (capitolo 22, versetto 15 ndr) troviamo il famoso “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e date a Dio quello che è di Dio”. Gesù rompe il legame tra paganesimo ed Impero, proclamando che il cristiano è tenuto ad una doppia lealtà e che ubbidire a Cesare, non è lo stesso che ubbidire a Dio.
Allo stesso modo, San Paolo affronterà il tema dell’uguaglianza, del “fare tutti un solo corpo in Gesù Cristo”, tutti: uomini e donne, greci e giudei, servi e signori, facendo così cadere anche la differenza tra servo e padrone che aveva dominato la classicità.
Il tema dell’obbedienza sarà promosso e sottolineato da San Paolo e dall’apostolo Pietro, in varie epistole, ove viene riconosciuto il fondamento di Dio nelle autorità costituite. Sottomettersi all’autorità, per non opporsi all’ordine stabilito da Dio, diventa così un dovere morale.
Nonostante la dichiarata lealtà al potere imperiale, il cristianesimo, fu percepito come una minaccia politica e ci vollero tre secoli prima che fosse ammesso e legalizzato all’interno dell’Impero. Con l’Editto di Milano (anno 313 ndr), l’imperatore Costantino, permise la libertà di fede e dichiarò la neutralità religiosa dello stato, consentendo così ai cristiani di essere sullo stesso livello dei pagani.
Ma l’avere raggiunto la legalità portò nuove problematiche di radice politica e dottrinale, la Chiesa dovette porsi la questione di stabilire i limiti e le competenze dei due poteri, cosa spetta a Cesare (potere imperiale) e cosa a Dio? Con una distinzione approssimativa si rischiava di incorrere in un cesaro-papismo od in una teocrazia, con un’invasione degli affari ecclesiastici da parte dell’imperatore nel primo caso oppure un’eccessiva influenza della Chiesa negli affari politici nel secondo caso.
La teoria dei due poteri andrà avanti per secoli, con il fine di stabilire il giusto rapporto tra potere papale e potere secolare.
Gli ideali di uguaglianza e di universalismo (tutti figli di Dio), promossi dai primi Padri della Chiesa, li ritroveremo in Agostino e nel suo De Civitate Dei, dove oltre ad esporre il rapporto tra la città terrena (l’Impero) e la città celeste, arricchirà il cristianesimo di altri importanti temi come l’esistenza di una legge di natura, più potente della legge temporale e di uno stato di natura, ove Dio, in seguito al disordine del peccato, si trovò costretto a trovare delle forme di disciplinamento dell’uomo sull’uomo.
Ma il dibattito dei due poteri andrà oltre con Papa Gelasio I che sosterrà l’indipendenza delle due sfere con una sottomissione del vescovo al principe nell’ambito temporale e, viceversa, del principe al vescovo in ambito spirituale. Riconoscendo, comunque, che il principe doveva inchinarsi ai sacerdoti, rese il diritto dello stato completamente assorbito dal diritto ecclesiastico.
Il contributo politicamente più forte lo diede Papa Gregorio Magno, che negò l’indipendenza dei due poteri gelasiana rendendo la politica un sottoinsieme della morale, un mero strumento per la realizzazione dei fini soprannaturali, appoggiando una risoluzione teocratica della questione.
Nel giorno di Natale dell‘800, Carlo Magno venne incoronato, da Papa Leone III, nella basilica di San Pietro. Il potere temporale fu legittimato dalla Chiesa di Roma e l’autorità religiosa fornì all’imperatore il suo più alto potere. Finendo per dare all’Impero un’impronta più sacerdotale che politica.
Parliamo di rivoluzione cristiana, perché, per la prima volta, agli ideali di forza, potenza e ricchezza furono predicate l’uguaglianza, la carità e la fratellanza. La Chiesa doveva essere il rifugio degli umili, dei poveri, dei servi e dei peccatori. Ma già a partire da quel “Dare a Cesare ciò che è di Cesare”, il cristianesimo iniziò a ritagliarsi il suo piccolo spazio di influenza, che, avanzando nella storia, ci ha mostrato quanto la cristianità abbia rappresentato una rivoluzione politica oltre che di valori.