di Annalisa Conti
TUTTA UN’ALTRA MUSICA! -Per molte persone solitamente settembre segna un punto di svolta, una rinascita una ripartenza, l’occasione di scoprire nuove attività, di iniziare qualcosa a livello personale e professionale, si ha quello slancio, desiderio e voglia di mettersi in gioco per cambiare. Alla ripresa dopo la pausa estiva, molto spesso, iniziamo qualcosa che però immancabilmente con il passare dei mesi lasciamo inconcluso, perché per un cambiamento duraturo è necessario modificare anche il nostro atteggiamento mentale, ci sono situazioni dove riconosciamo che è utile, giusto, addirittura conveniente cambiare, ma restiamo fermi o torniamo sui nostri passi appena sentiamo di esserci allontanati dalla nostra zona di comfort. Lavorare sulla nostra mente è una scelta che facciamo con maturità, consapevoli che la rinascita interiore parte esclusivamente da noi stessi, dobbiamo concederci la possibilità di tirare fuori i nostri talenti, imparare a conoscerci, accogliendo i lati di noi che non ci piacciono e accettando gli errori passati come insegnamento che ci hanno portato esattamente dove siamo ora, con le nostre esperienze, ad essere ciò che siamo. È un viaggio pieno di cadute e risalite dove siamo chiamati ad ascoltarci nel profondo a capire cosa di noi va accettato e cosa va lasciato andare senza attaccamento.
Cos’è l’accettazione?
Accettare vuol dire prendere coscienza delle nostre esperienze per quello che sono, come un qualcosa della nostra vita da cui non possiamo fuggire e cambiare. Non è un rassegnarsi davanti alle situazioni ma un assumersi la responsabilità della nostra vita senza lasciarsi sopraffare dalle circostanze. Imparare ad accettare è smettere di lottare contro noi stessi riconoscendo la nostra capacità di agire per migliorare, per il nostro benessere. Accogliere pertanto ciò che avviene fuori e dentro di noi come accetteremmo una giornata di pioggia in piena estate quando abbiamo fatto altri programmi. I rapporti personali, i progetti di vita e lavorativi non andranno sempre come ci eravamo prefissati, i momenti brutti lasciano il posto a quelli belli e viceversa in un continuo flusso a cui non dobbiamo opporre resistenza.
Cos’è il non attaccamento?
Se pensiamo al susseguirsi delle stagioni, alla natura, al nostro corpo e al continuo ricambio cellulare, ci rendiamo conto che la vita non è una strada lineare fatta di un’unica nascita e una morte ma un alternarsi come in una danza di morte e rinascita. Esperienza dopo esperienza abbiamo la necessità di lasciare andare il vecchio per fare spazio al nuovo. Abbandonare le nostre paure e tutto ciò che non è utile e funzionale per la nostra vita. Quando lavoriamo su noi stessi è necessario riconoscere che determinati atteggiamenti, convinzioni e abitudini non ci permettono di evolvere e che anche se per anni ci hanno accompagnato, liberarsene ci permette di aprire la mente a nuove possibilità. Se crediamo che qualcosa sia possibile o meno in entrambi i casi saremo nel giusto. Pensare ad esempio di poter conquistare un uomo o una donna solo quando avremo il fisico desiderato, o di non poter fare carriera sul lavoro, ci spinge ad agire con quelle convinzioni interiori che non ci permetteranno di raggiungere il nostro obiettivo, perché si è attaccati al condizionamento che le cose sono sempre state in quel modo e pertanto diamo per scontato che non sia possibile cambiarle.
Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.
(Lao Tzu)
Cosa può essere utile lasciare andare?
· La paura
Paure immaginarie e infondate potrebbero bloccarci, dobbiamo imparare a gestire le nostre emozioni in modo da assumere il controllo totale della nostra vita.
La paura della sconfitta, quando si tenta di cambiare qualcosa la paura di fallire molto spesso ci fa rimanere immobili, però sia in ambito personale che lavorativo commettere errori non significa aver fallito, ma aver trovato modi che ci hanno permesso di capire cosa non funzionasse e cosa va migliorato.
· Il perfezionismo
Sebbene in certi casi è una spinta a fare del nostro meglio, non tenere a bada il perfezionismo può bloccarci nel prendere decisioni, non iniziando mai a fare qualcosa per noi stessi o potrebbe farci sprecare energia nell’attenzione di dettagli marginali che “in corso d’opera” si potranno sempre aggiustare.
· La fretta
Per cambiare e ottenere risultati duraturi è necessario fare le cose lentamente. Avere fretta di vedere risultati o di concludere un lavoro su di sé porta a non ascoltarsi fino in fondo, a mollare prima ancora di essersi resi conto di quanto si è effettivamente cambiati. Per la fretta di arrivare all’obiettivo finale spesso si ignorano i piccoli ma significativi risultati ottenuti lungo il cammino della nostra rinascita.
Cosa è utile invece accogliere?
· I piccoli risultati
Come sopra citato, quando ci poniamo un grande obiettivo la fretta di arrivare ci rende ciechi davanti a ciò che ogni giorno realizziamo. Un grande obiettivo è fatto di tanti piccoli passi, andando nella direzione dei nostri sogni è fondamentale suddividere il percorso in varie tappe e festeggiare ogni risultato perché celebrarci ci stimola a continuare in quella direzione.
· Le occasioni
Qualsiasi cosa succede, ogni situazione ogni evento della nostra vita è un’opportunità di crescita. Le situazioni all’apparenza sfavorevoli sono quelle da cui trarre miglior insegnamento, è proprio in quel momento che reagendo a ciò che succede e che non avevamo preventivato, possiamo scoprire quante risorse e quanti talenti abbiamo.
La rinascita interiore non segnata da eventi eclatanti, rinasciamo ogni giorno, ogni volta che impariamo qualcosa dalla vita, dai nostri errori, ogni volta che ci mettiamo in gioco e sperimentiamo, ogni volta che cadiamo e ci rialziamo, che ci mettiamo in discussione e ci accettiamo per ciò che siamo. Rinascere è vedere spuntare il sole dopo giorni in cui abbiamo accolto la pioggia. È cambiare qualcosa di noi che ci permette di vedere le cose sotto una nuova luce. È avere quella fiammella di gioia negli occhi per aver superato gli ostacoli, è guardarsi indietro e vedere quanta strada si è già fatta e avere la voglia di continuare a mettersi in gioco e camminare.